
“Wild” è la storia semi-autobiografica di Cheryl Strayed, una donna che nel 1995 percorse in solitaria il sentiero escursionistico americano Pacific Crest Trail. Il Pacific Crest Trail non è un percorso facile, si tratta di tre mesi di cammino attraverso zone desertiche, fiumi e zone innevate. Un’avventura nella quale Cheryl si getta ingenuamente e senza la minima preparazione, ma con tutta la determinazione caratteristica di chi ha fatto una scelta e vuole arrivare fino alla fine, anche se costa fatica.
Il film non racconta subito i motivi che hanno spinto la donna ad un avventura così estrema, ma li svela lentamente, attraverso una serie di flashback che ricostruiscono i passaggi che l’hanno condotta ad uno stato di depressione e autodistruzione.
“Faccio il Sentiero delle Creste del Pacifico, dal confine col Messico fino al Canada. Dovrò camminare per circa tre mesi. È una specie di sfida per me.”
“Wild” è uscito nelle sale dei cinema poco dopo “Tracks” e, come quest’ultimo, è tratto da un libro.
Avevo trovato nella trama troppe similutidini tra i due film e, nonostante mi piaccia molto il genere road movie, pensavo che mi avrebbe deluso.
Qualche sera fa però gli ho dato un’opportunità. Il film è molto profondo e, sebbene sia comune a quella di molte altre persone, possiammo riconoscerci in alcune delle scelte di Cheryl.
Il viaggio che la donna compie è una metafora della sua vita. Le difficoltà pratiche che si trova ad affrontare simboleggiano gli ostacoli emotivi che hanno caratterizzato la sua vita e dai quali è sempre fuggita.
Lo zaino enorme e ingombrante che Cheryl si porta dietro dall’inizio del film e che lentamente riesce ad alleggerire eliminando il superfluo, può essere visto come il simbolo di tutto il peso del suo passato, di cui riesce parzialmente a liberarsi man mano che la meta si avvicina.
Non ho trovato questo film così scontato come avrei pensato, anzi, è un road movie intenso che mi ha tenuta attaccata allo schermo tutto il tempo, perché volevo davvero sapere come Cheryl sarebbe arrivata fino in fondo e di cosa, alla fine, si sarebbe liberata davvero.
Viaggiare ci rende liberi e ci insegna che il nostro passato non deve influenzare la costruzione del nostro futuro.
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{Immagine di copertina tratta da My Movies}
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