
Il volunteering è un modo di viaggiare che consiste nel farsi ospitare in cambio di alcune ore giornaliere di lavoro. Non è un fenomeno recente, eppure negli ultimi anni la sua fama è cresciuta notevolmente, grazie alla nascita di piattaforme online, come Workaway e Wwoof, che sono diventate molto popolari tra chi ama viaggiare usando metodi alternativi e low-cost.
Nel tempo ho capito che nel volunteering non ci sono vere e proprie regole, a parte avere un po’ di buon senso, sia da parte di chi offre la sistemazione sia da parte di chi la “sfrutta”, concedendo in cambio un po’ di ore del suo tempo.
Le attività che si possono fare sono molteplici, si va dagli ostelli alle fattorie, dai ristoranti alle comunità di artisti. Tutto sta nel scegliere il posto giusto in base alle proprie attitudini e al tipo di esperienza che si vuole vivere.
[bctt tweet=”Il volunteering non è solo un semplice scambio di lavoro e sistemazione” username=”vdsp_”] Se si sanno cogliere le potenzialità di questo tipo di esperienza, diventa un momento di confronto.
Affidarsi agli sconosciuti non è semplice e per tutta la vita ci hanno consigliato di fare l’esatto opposto.
A volte si parte con mille aspettative, magari si va anche molto lontano, e ci si porta con se la voglia di vivere un periodo positivo. Si arriva e ci si rende conto di essersi nelle mani di qualcuno che non si conosce, con cui vivremo fianco a fianco per un determinato periodo. A volte va bene, altre va male, ma quando va davvero bene abbiamo vinto un enorme Jackpot.

Un semplice scambio di tempo diventa così uno scambio di vite, di culture, di esperienze e di racconti, da cui, se abbiamo imparato ad aprire la nostra mente, possiamo imparare (e insegnare) davvero tanto, migliorando noi stessi e il rapporto con gli altri.
Per me è stato così. Una volta mi hanno chiesto “Che significato ha per te viaggiare?”; la verità è che per me viaggiare non ha un vero e proprio significato.
Se cercassi un significato in tutto quello che faccio, la mia vita diventerebbe pesante come un macigno.
Io viaggio perché sono curiosa, voglio sapere come vivono gli altri, cosa fanno di diverso da me, come sono le loro case, quali differenze ci sono tra la mia e la loro cultura, come si vestono, come studiano, mangiano, lavorano, insomma, come vivono.
Ho trovato nel volunteering la risposta alla mia sete di curiosità. Credo che, oltre a vivere con i locali, lavorare al loro fianco mi dia l’opportunità di farmi coinvolgere nella loro vita di tutti i giorni.
Mi piace aprirmi a questo confronto, ponendomi sullo stesso piano, per riuscire a comprendere meglio la vita di qualcun altro.
Il mio profilo su Workaway è ancora attivo e, nonostante sappia che non riuscirò a fare di nuovo volunteering nel breve periodo, la mia intenzione è quella di partire di nuovo.
Non posso, e non voglio, rinunciare alle esperienze che potrei fare utilizzando questo mezzo, che rientra perfettamente nelle mie possibilità, e che è riuscito a farmi cambiare quel poco che è bastato per accogliere nella mia vita, e nei miei ricordi, tutte le persone che ho conosciuto e l’impatto che hanno avuto su di me.
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