Avevo concluso la prima parte del mio racconto tunisino mettendomi sulla strada che da Mahdia va a Tunisi con la voglia di andare a ballare in milonga.
Non volevo assolutamente perdermi la possibilità di incontrare un popolo tanto vicino al mio sentire tramite la danza che più ora mi emoziona e così: il Tango. Prima di partire, avevo cercato informazioni su internet tramite la pagina Facebook Fans de Tango Tunisie e i gruppi Tango Tunisie e Communauté Tango Tunisie.
Chi pratica questa danza in Italia ed è stanca del clima un po’ snob che spesso si respira, dovrebbe prendere il primo volo. Ad accogliermi c’è una comunità piccola ma entusiasta e curiosa! Pochi uomini ma ben preparati, molte donne, sorridenti e socievoli e una Barbara che si è resa conto di star facendo con gioia ciò che, un anno prima, affrontava con imbarazzo e ansia da prestazione.
Ho così trascorso il weekend a Tunisi: Sabato visitando Sidi Bou Said e Cartagine, Domenica passeggiando tra il Museo del Bardo e la medina (Errore! Il suq è quasi del tutto chiuso!). Per essere onesta, è la parte del viaggio che mi ha entusiasmato meno perché, di base, preferisco la natura alle città. Inoltre, Sidi Bou Said è molto fotogenica ma poco autentica, io sono sopravvissuta ai pullman di turisti fuggendo nei vicoli secondari e sugli scogli del piccolo porto.
Ammetto poi di non avere una grande passione per la storia e così, anche complice la stanchezza fisica, non ho apprezzato in modo particolare il lato archeologico di Cartagine, restando, invece, più colpita dalla zona residenziale che è molto moderna, pulita e curata nonché differente da ciò che avevo visto nei giorni precedenti. Con piacere, infine, accanto a nonni e nipoti intenti a pescare, mi sono rigenerata sulle sponde del Berges du Lac, il lago della capitale.

Muoversi a Tunisi non è agevole per via del traffico congestionato, certe zone sono servite anche dal tram, ma io ho sempre usato il taxi. Sappiate che hanno la luce verde quando sono occupati e rossa quando sono liberi! E’ fondamentale chiedere l’attivazione del tassametro e ciò nonostante è comunque frequente subire piccoli tentativi di truffa nelle zone più turistiche o all’uscita dell’aeroporto. Solo un l’esperienza o i consigli dei locali vi potranno orientare rispetto alle tariffe che comunque sono convenienti per una viaggiatrice europea.
Dopo aver visto le attrazioni principali sono dunque partita in direzione di Kelibia, chiamata nuovamente dalla voce del mare. Nella piccola cittadina costiera ho soggiornato alla Pensione Anis. La colazione non era un granché ma la stanza aveva il bagno enorme e pulito e l’albergo era affiancato da un super ristorante di pesce con un super cameriere che mi ha servito del super Moscat bianco locale gelato durante la mia cena “da principessa” solitaria. Seppur tutti suggeriscono la spiaggia “El Mansoura“, frequentata e attrezzata di bar e ombrelloni, io penso che sia più interessante andare oltre.

Per fare questa fotografia, mi sono fatta lasciare a Plage de Sidi Mansour e mi sono messa in cammino verso Kerkouane lungo il bagnasciuga. Ho macinato Km godendo dei lunghi tratti deserti, ritrovandomi a giocare come una bambina sulle grandi dune di sabbia e scappando dalle zone attrezzate.
L’unico difetto di questa immensa distesa di sabbia bianca è la sporcizia. Viene abbandonato ogni genere di rifiuto e questo è un gran peccato. A questo proposito vi consiglio di visitare la pagina Facebook di Mohamed, un giovane ingegnere tunisino che, durante l’estate 2018, ha camminato lungo 300 Km di coste pulendo 30 spiagge e sensibilizzando l’opinione pubblica ed le istituzioni su questa problematica.
Nonostante questo, le spiagge immense di Kelibia sono rimaste nei miei occhi come l’immagine più bella mai fotografata nel mediterraneo e andare via è stato particolarmente difficile.
In preda al senso del dovere, sono rientrata a Tunisi direttamente per andare in aeroporto e volare a Napoli, un po’ per risparmiare e un po’ perché avevo voglia di una pizza. L’ho mangiata? Certo!
E come tradizione Napoletana vuole non da sola.
In conclusione, la Tunisia è un viaggio relativamente facile soprattutto per chi ha già annusato un po’ di paesi arabi. È semplice perché le persone parlano spesso l’italiano, oltre a francese e inglese, e hanno una gran simpatia per il nostro Paese.

Le donne che viaggiano da sole non sono frequenti, ma forse, ancora di più per questo, coccolate e protette da taxisti con buone intenzioni, albergatori o semplici passanti.
I commenti degli uomini per strada sono molto meno frequenti che altrove e spesso provengono da ragazzini giovani (17/23 anni) che un po’ sballati dal capello al vento e dal mito dell’europea provano a iniziare una conversazione. Il più delle volte basta ignorarli o fare un segno con la mano, certamente sapere due parole di arabo aiuta anche in questi casi. Come scrissi in passato, è inutile e controproducente arrabbiarsi, meglio reagire con indifferenza o con ironia.
Mi è stato consigliato di riferire, per esempio sul taxi, di essere attese da qualcuno presso la destinazione verso la quale si è dirette.
È dato per scontato, che, in Tunisia come altrove, si usino le più comuni regole di sicurezza.
Ci tengo a ricordare, ancora una volta, che la maggior parte dei tunisini non ha la possibilità di avere un visto turistico per l’Italia (mentre noi possiamo recarvici con il solo passaporto), ha, tramite internet, accesso ad un mondo-fortezza che li attrae ma che li esclude e per cui una ragazza “bianca” è attraente per molti motivi, tra cui, e non ultimo, la chance di viaggiare in Europa senza ricorrere al terribile e pericoloso viaggio in barcone. Ricordiamoci di questo elemento quando ci innervosiamo (giustamente) a seguito dei commenti non richiesti.

Altre note tecniche per un viaggio in Tunisia
- I bancomant sono ovunque, i cambi un po’ meno e al pomeriggio possono essere chiusi.
- E’ abbastanza raro poter pagare con la carta. Se vi restano dei dinari, conservate una ricevuta di cambio intestata a vostro nome perché altrimenti in aeroporto non ve li cambiano.
- In spiaggia si sta in costume? Sì, volendo sì, magari non in perizoma e certamente non in topless.
- Sinceramente io mi sono sentita un po’ a disagio in bikini perché ero una delle pochissime donne così scoperte, ma non per questo ho rinunciato alla bellezza dell’acqua cristallina sulla pelle.
- In generale, io mi vestivo come a casa: maglietta a maniche corte, gonna lunga
o pantalone largo, in modo da non turbare le donne e gli anziani, che sono ciò che di più bello ho visto in Tunisia.
Per vedere quei visi pregni di storia, di storie, di rughe e di autenticità vi tocca partire!
Io vi aspetto qui con una citronnade fresca in mano.
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