Continua la nostra collaborazione con Destinazione Umana (abbreviato DU), l’unica agenzia al mondo ad occuparsi di turismo ispirazionale. Il mese scorso ho intervistato Silvia Salmeri, la fondatrice, oggi è la volta di Alice Bianchi, Travel Counselor, che ci racconta cos’è il Travel Counseling, quali strumenti utilizza, come funziona e quali sono gli obiettivi a cui possiamo arrivare con esso.
Inoltre, Silvia, Alice ed io, stiamo organizzando un workshop di crescita personale che si terrà alla corte di Destinazione Umana, in Valsamoggia in provincia di Bologna, il 9 e 10 Marzo dal titolo “Viaggiati dentro: workshop di travel counseling”.
Durante il workshop avremo la possibilità di simulare un vero e proprio viaggio interiore, ripercorrendo le fasi che si alternano dentro di noi quando mettiamo in moto la ruota del viaggio. Con tecniche di Counseling Gestaltiche integrate avremo la possibilità di entrare in contatto con parti di noi che nella routine quotidiana vengono soffocate dando totale spazio alla nostra parte più autentica.
Le iscrizioni sono aperte! Le lettrici di Viaggio da sola perché che vogliono partecipare, inserendo il codice VDSP5 al checkout, hanno la possibilità di utilizzare lo sconto del 5% riservato a loro da Destinazione Umana.
Che dite, ci vediamo lì? Qui trovate tutte le informazioni per iscrivervi » bit.ly/destinazione-umana-viaggiati-dentro
Buona lettura!

Ciao Alice! Raccontaci di te: chi sei, cosa fai e quale percorso (interiore ed esteriore) ti ha portata a diventare Travel Counselor?
Ciao a tutte! Sono Alice, ho da poco compiuto 30 anni e il viaggio mi appartiene da quando, a 18 anni, ho deciso di fare come viaggio della maturità due mesi di volontariato in una piccola associazione in mezzo al Brasile, dove non c’era altro che terra rossa e tanta umanità. Questo mio primo viaggio mi aprì gli occhi, capii che c’era tutto un mondo “fuori”, fuori dal mio metro quadrato che avevo abitato fino a quel momento e che mi iniziava a stare parecchio stretto. Quello fu il primo vero momento in cui sentii che ci sono infiniti modi di vivere e di vedere il mondo e mi prese la folle curiosità di conoscerli il più possibile. Ma non sono sempre stata così: a 4 anni, quando i miei genitori mi portavano in montagna io mi arrabbiavo parecchio, odiavo spostarmi e dicevo frasi (che adesso mio padre mi ricorda ridacchiando ogni volta che dico che parto) del tipo: “Basta andare in giro, basta vedere cose! Voglio stare qui!”
Ecco, non so bene cosa mi sia successo dai 4 ai 18 anni ma forse mi è successo quello che, semplicemente, succede a tutti coloro che si fanno qualche domanda in più. La domanda è soggettiva e intima ma la risposta, spesso, è: PARTO!
Il Travel Counseling è nato molti anni dopo ma lo stimolo è lo stesso: come faccio a conoscere me stessa se continuo a stare in un mondo che conosco e che a volte mi sta pure scomodo? Perché là fuori c’è tutto un mondo ed io sono ancora qui? Potrebbero esserci delle risposte là? Il Travel Counseling dice che sì, le risposte potrebbero esserci, eccome, ma le troviamo meglio (e in meno tempo) se sappiamo farci le domande giuste e se partiamo in modo consapevole. Dopo il mio primo viaggio, ho viaggiato per tanti altri motivi e, se avessi avuto una persona in grado di guidarmi, con cui confrontarmi nei miei ritorni sarebbe stato tutto molto più semplice e meno faticoso. Quindi, concluso il mio percorso personale e di counseling (ad indirizzo gestaltico integrato a cui ho unito una specializzazione in fototerapia psicocorporea) ho deciso di creare questo progetto, ed eccomi qui.

Secondo la tua esperienza che tipo di persona è chi si rivolge ad un/a Travel Counselor e in quale momento della sua vita lo fa?
Il Travel Counseling è rivolto a tutte le persone che credono nel valore del viaggio come fonte di cambiamento e conoscenza profonda di sé. Uscendo dal conosciuto, dalla comfort zone, oltre a trovare luoghi sconosciuti troviamo soprattutto stati di noi stessi, reazioni, limiti, risorse, che non conoscevamo affatto, semplicemente perché non gli avevamo dato l’opportunità di venir fuori. I miei clienti sono persone che si trovano in una fase di cambiamento interiore od esteriore e che vogliono un percorso che sia introspettivo, intimo, ma anche reale, concreto, vivo. I motivi poi possono essere innumerevoli ed il percorso è sempre centrato sul cliente (il counseling chiama le persone clienti e non pazienti, propri perché non c’è nulla di patologico nell’avere un momento di crisi, malessere o cambiamento). Per cui non c’è una “regola generale” ma è tutto, sempre, su misura di chi ho davanti, con cui entro in relazione, in una relazione che è alla pari e di scambio reciproco e.. di infinito arricchimento anche per me.
Ultimamente poi ho lavorato molto con persone che stavano attraversando la delicata fase del ritorno e dovevano confrontarsi con la realtà quotidiana, fase di integrazione dell’esperienza di viaggio nella vita.

Guardarsi (viaggiarsi) dentro non è sempre semplice, a volte si ha paura di inciampare in qualcosa di nascosto e troppo difficile da affrontare. Che tipo di risorse fornisce il travel counseling a chi vuole rompere questo muro e imparare ad affrontare se stesso/a sia nella vita quotidiana che in viaggio?
Ci sono molte persone che possono trarre benefici psicologici da un viaggio ma prima di tutto ci devono essere persone che credono e sentono che il viaggio può generare un cambiamento, che sia “pane per i loro denti”. Non ha senso lavorare con il viaggio con persone che non si sposterebbero mai da casa, sarebbe una richiesta insensata, faticosa e non porterebbe a nulla. Il viaggio è uno strumento potente ma rimane uno strumento, come lo è la psicoterapia, la danza terapia, l’arte, la musica. Aono tutti strumenti incredibili, bisogna solo capire qual è quello più adatto a noi. E da lì si può iniziare qualunque percorso.
Le risorse non le fornisce il Travel Counseling, le risorse sono già dentro ognuno di noi, semplicemente ci vogliono gli strumenti giusti affinché esse possano diventare utili per noi e possiamo capire quando e come utilizzarle, ricordandoci che anche i nostri limiti (a volte soprattutto questi) sono preziosissime risorse.
Nel tuo sito web menzioni la “fototerapia” e la “scrittura creativa”, cosa sono e come possono essere usate durante un viaggio per raggiungere l’obiettivo dell’autonomia?
La fototerapia e la scrittura creativa sono due strumenti creativi e davvero potenti a livello psicologico. Attraverso la fototerapia utilizzo l’immagine per lavorare su diversi aspetti sia prima che dopo il viaggio, mentre durante il viaggio gli esercizi di fototerapia diventano di produzione fotografica vera e propria. Mentre la scrittura creativa e il diario di viaggio servono a rielaborare le esperienze e per i lavori nella fase di post-viaggio per l’integrazione e la condivisione dell’esperienza.

Un viaggio è quindi un percorso per imparare a conoscere se stessi profondamente. Quanto invece può essere uno strumento per imparare a confrontarci con coloro che condividono con noi il quotidiano e con chi invece incontriamo sul nostro cammino?
Ogni viaggio, (inteso nel senso gestaltico: l’approccio che utilizzo principalmente), è qualcosa di ciclico per eccellenza. Il processo di crescita avviene se vi è una partenza, uno svolgimento, un ritorno ed una pienezza dopo il ritorno, dove non vi sono stimoli nuovi di partenze, ma resta solo il “godimento” di qualcosa di incredibile che si è appena concluso: il vuoto fertile. L’obiettivo più importante del Travel Counseling è che il viaggio diventi quotidianità, che il nostro sé viaggiatore diventi il nostro sé quotidiano che inizia a vivere la vita come una profonda avventura, dove ogni incontro diventa una scoperta ed ogni strada per andare al lavoro (perché, incredibile ma vero, non c’è un solo modo per recarsi sul posto di lavoro) diventi un terreno di scoperte e novità: un viaggio vero, dove tutto può succedere. Nel mio libro “Travel Counseling. Il viaggio come strumento di crescita personale” edito da Erickson, che uscirà a marzo nelle librerie, il concetto è proprio questo: trasformare ogni viaggio in una crescita a livello personale per migliorare la propria vita. L’obiettivo è stare, ovunque uno scelga di stare, ma stare bene, seguendo la propria felicità. È un diritto fondamentale che troppo spesso dimentichiamo.
In ultimo, il viaggio che non hai ancora fatto ma sogni: dove, come e perché?
La mia bucket list dei viaggi è scritta col gesso sul frigo, al posto della lista della spesa, questione di priorità 😉 ci sono almeno 6 viaggi scritti: i Balcani in furgone, la Nuova Zelanda in catamarano, il Marocco in Vespa, la Cambogia e il Messico, la Colombia con Marquez sotto l’ascella ma anche (e soprattutto) la passeggiata sulla spiaggia di fronte a casa (ebbene sì, sono ligure), le scarpinate in montagna, le città vicino a me, ma soprattutto ogni opportunità che cerco di cogliere la volo, qualunque essa sia.
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