Quando faccio una domanda a qualcuno, mi chiedo se non sia già chiara la mia risposta sulla base dell’interlocutore scelto. Quante volte, nel gruppo, succede che una donna ci chieda cosa ne pensiamo di un viaggio in solitaria?
Guarda a chi stai chiedendo e ti dirà cosa vuoi fare! Un po’ come quella storia del lanciare la moneta per capire cosa si vuole fare veramente, non tanto per il lato su cui cadrà, ma per quello che speriamo di vedere noi.
Sono e sono stati giorni così. La voglia di partire è riemersa come una macchia d’olio ed è diventata sempre più grande. Mi sono accorta di aver attinto alle risorse che mi avrebbero sostenuta in questa direzione e mi sono fatta una scorpacciata di film, tra questi “Pane e Tulipani” di Silvio Soldini (2000).

Rosalba è una donna, madre di famiglia, simbolo della piccola media borghesia italiana: casalinga, un marito piccolo imprenditore, due figli adolescenti, una casa perfetta e la rinuncia ai propri talenti. Una vita sicura. Poi l’imprevisto: la vita la butta fuori, viene abbandonata in autostrada durante una gita di gruppo. La sua famiglia, i suoi amici si dimenticano di lei.
E lei non si arrabbia, con quel sorriso ingenuo lei fa ciò che vorrei fare io: l’autostop. Desidera tornare a casa e prendersi una giornata libera da tutti gli impegni quotidiani e ricaricarsi. Solo che quando alla Vita dai un dito, quella si prende un braccio e te lo tira fino a quando non ti riporta esattamente dove devi stare: al tuo posto.
Solo che il posto di Rosalba non era nella comoda casa con il marito (fedifrago), ma a Venezia.
Quando, con l’impermeabile argentato e un marsupio come unico bagaglio, sbarca in laguna, la protagonista mi ricorda me a Valencia, 4 anni fa: incantata, curiosa, con passo felpato, con quella sensazione di bellezza negli occhi.

Il resto è ciò che accade quando si segue il flusso. Tutto si incastra, il bisogno di soldi, la necessità di un alloggio, un cerchio di protezione intorno a lei, un’amica matta e non dico altro per non rovinare la sorpresa a chi lo vedrà.
È un film leggero. È un romanzo, certo. È una solo una storia, direbbe qualcuno: “Non se ne vanno mica di casa le buone madri di famiglia, certo che no! Stanno bene lì dove sono, all’interno dell’immaginario stereotipato di alcune pubblicità.” Continuando così a rinforzare un immaginario machista e limitante, limitante per tutti.

Pane e Tulipani è la storia della rinascita di una donna che, come un fiore, si aprirà, scena dopo scena fino a dare al mondo e a se stessa, il meglio di sé.
In fondo è forse solo questo che dobbiamo fare una volta venuti al mondo: essere noi stessi, indipendentemente dal fatto che società e famiglia ci dicano cosa dobbiamo fare. Solo seguendo i nostri talenti e mettendoli in atto, possiamo essere felici e rendere questo mondo un luogo migliore.
Per la cronaca, gli altri film bellissimi sono stati: The Bucket list e Tracks di cui abbiamo già parlato qui nel blog.
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{Immagine di copertina tratta da IMDB}
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