
Sì, lo confesso, io sono quella che adora i film barbosi, i libri mattone e l’arte impegnata. Ma sto tentando di scoprire la leggerezza perciò eccomi qui a consigliare un film visto per caso un po’ di tempo fa e che sicuramente non ha nulla del capolavoro in sè ma può comunque rivestire una degna funzione, quella dello “svago motivazionale“.
“Mangia Prega Ama” è tratto dall’omonimo libro autobiografico di Elizabeth Gilbert, bestseller e caso letterario di svariati anni fa, che ha smosso le corde di tante donne insoddisfatte e vogliose di avventure salvifiche e spinto i produttori hollywoodiani a realizzare una romantic comedy che ha spopolato ai botteghini e fatto rabbrividire la critica.
Il film, del 2010, è stato girato da Ryan Murphy e vanta la presenza di Julia Roberts nel ruolo di Elizabeth, la protagonista, presenza che, senza ombra di dubbio, catalizza ancora di più l’attenzione di un pubblico femminile desideroso di sorrisi, lacrime e dolci sogni.

Elizabeth Gilbert, newyorkese di successo e con una vita apparentemente perfetta, scopre improvvisamente di non sentirsi soddisfatta e, tanto meno, felice perciò, dopo aver divorziato e tentato di raggiungere l’appagamento mediante una relazione con un nuovo uomo, abbandona tutto e parte da sola per un lungo viaggio alla ricerca di se stessa. La prima tappa è l’Italia, dove rimane per quattro mesi, scoprendo a assaporando i piaceri del palato e la rilassetezza del dolce far niente, la seconda è l’India, dove, in un centro di preghiera, approccia la meditazione insieme ai sensi di colpa per il fallimento del proprio matrimonio e l’ultima è Bali, isola in cui, aiutata da uno sciamano, lascia andare il passato e scopre una nuova sè, riuscendo così a ritrovare il sorriso e l’amore.
Viaggiando nel mondo, Elizabeth viaggia contemporaneamente anche dentro di sè, riscopre prima il suo corpo, poi il suo spirito e, infine, ritrova una completezza interiore grazie a cui riuscirà anche a rimettersi in gioco dal punto di vista sentimentale – messaggio banale ma assolutamente vero per cui
non si può stare bene con qualcun altro se prima non si sta bene con se stessi.
Al di là di tutti i luoghi comuni di cui il film è infarcito (dall’immagine stereotipata dell’Italia e quella edulcorata dell’Asia a una visione superciale e personalistica della meditazione passando per un mancato approfondimento di moti dell’anima molto più complessi di come vengono presentati) e di uno stile di viaggio che forse non è alla portata di molti perché decisamente non low cost, “Mangia prega ama” ha la capacità di ricordarci dei nostri sogni e di stimolare la voglia di realizzarli.
E’ quello che io chiamo “svago motivazionale“: rilassa, diverte, fa staccare la testa, concedendoci il diritto di galleggiare un po’, senza stare costantemente a indagare la profondità di tutto e tutti e, al tempo stesso e forse proprio per questi motivi, rivitalizza, riconnettendoci con spinte e risorse interiori troppo spesso appesantite dal mentalismo.
Finendo di guardare il film non si ha la sensazione di aver visto un’opera notevole ma si sogna
di vedere il mondo, di avere la capacità di seguire il nostro cuore, di rischiare tutto per trovare Tutto.
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