Cara viaggiatrice,
ho fatto tanti viaggi: ho preso voli che hanno superato le undici ore; mi sono trasferita in due città diverse da sola; sono salita su treni e autobus che mi hanno sballottata da una parte all’altra di un paese; ho passeggiato a lungo e fatto trekking in solitaria; ho parlato a estranei e ho trovato ospitalità a casa di stranieri che mi hanno sempre trattata con rispetto; mi sono ritrovata a passeggiare per le vie di Pechino all’una di notte, sempre da sola, sentendomi a mio agio e sicura.
Eppure la prima volta che ho provato davvero tanta paura è stata in Italia un mese fa, a soli 200 km da casa. Un viaggio che sarebbe dovuto essere per motivi lavorativi, ma che ho deciso di concludere dopo dodici ore.
Ed ora eccomi qui a scriverti, cara viaggiatrice, cercando di metabolizzare quella brutta sensazione di vulnerabilità che mi si è appiccicata addosso, quel senso di ribrezzo che ho iniziato a provare per la persona che ha osato oltrepassare quella fragile linea che ci divideva, che ha invaso i miei spazi privati, che ha scalfito con parole rudi e oltraggiose il mio comfort psicologico.
Scrivo questa lettera alle viaggiatrici solitarie per abbattere quell’intima e lacerante dimensione in cui spesso capita di rifugiarsi dopo eventi di questo tipo.
Io l’ho provato.
Certe parole s’insinuano nella tua mente, si aggrappano per giorni interi ai tuoi ricordi e ti lasciano lì, inerme. Perché viviamo in un mondo in cui, se non hai testimoni, non puoi gridare la tua rabbia, non puoi fare querele perché rischi che tutto si rivolti contro di te, corri il pericolo di essere condannata per calunnia.
E allo schifo si aggiunge il senso d’impotenza.
Le donne lo sanno.
Sanno cosa si prova quando si è investite da affermazioni esplicite che loro non hanno alimentato in alcun modo.
Le donne sanno cosa si prova quando un uomo insiste con proposte che loro stesse non hanno incoraggiato e che, al contrario, hanno tentato di prevenire; quando quell’uomo cerca di penetrare la loro vita privata con domande oscene, col solo scopo di eccitarsi.
Le donne sanno come inizia a palpitare il loro cuore quando quell’uomo, magari venti anni più grande, cerca di toccarle.
Cara viaggiatrice a me è successo. Mi sono chiusa in camera e la prima cosa che ho fatto è stato osservarmi allo specchio prima di chiamare i carabinieri.
Indossavo un paio di jeans e una maglietta a maniche lunghe, le uniche parti nude del mio corpo erano i piedi. Nessuna scollatura che risaltasse le mie forme, che poi tanto evidenti non sono. Eppure i suoi occhi mi avevano perforato la carne, mi avevano denudato della mia tranquillità psicologica.
Ho voluto accertarmi del mio aspetto prima di fare quella chiamata. Temevo che le forze dell’ordine potessero pensare che fossi stata io a provocarlo, perché è questo il pensiero da cui improvvisamente viene bombardata la mente di una donna quando cerca di trovare una spiegazione.
“Ho fatto qualcosa di sbagliato? Ero scoperta?”
E mentre sei lì, e cerchi di riordinare le idee, loro ti interrogano sui fatti e tu hai paura di sentirti ridicola, temi di sollevare il tuo sguardo e di incontrare quello di altri uomini che sminuiscano le tue reazioni perché alla fine violenza fisica non c’è stata.

I miei capelli lunghi e boccolati, anche quelli erano stati insultati dal suo sguardo, dalle sue parole e in quel momento avrei voluto che un velo nero nascondesse ogni mia singola cellula. Ho desiderato che il mio corpo fosse stato fasciato da un burqa.
Quello sguardo feroce di istinto, sporco, ti rimane dentro, anche se avrai la fortuna di raccontarlo.
E ti rimarrà anche quella maledetta sensazione e la paura di sentire le persone affermare: “Tu sei una donna, non puoi viaggiare da sola”, “non sono tempi per viaggiare da sola” oppure “sapevo che prima o poi sarebbe successo”.
Perché il nostro è un paese di moralisti, di bigotti, di sentenziatori e le donne stesse condannano le altre e le accusano di essere provocatrici o “di essersela cercata”, si discute su Facebook e si giudica senza conoscere.
Oh sì che ti farà male perché non saprai neanche più cosa ribattere, non avrai più la stessa sicurezza e forza di prima, perché in fondo di te lo sai, sai che sei donna e che sei soggetta a tutto questo, per quanto tu cerchi di evitarlo.
Ci sarà qualcuno che un giorno ti priverà della fiducia che nutri verso il mondo e le persone, ti ricorderà le tue fragilità e forse tornare a viaggiare non sarà così semplice.
Purtroppo devo darti una brutta notizia: là fuori ci sono uomini che quando capiranno che viaggi da sola, anche per lavoro, si faranno un’idea sbagliata di te, qualcuno mal interpreterà questa tua indipendenza e crederà che tu sia disponibile.
Disponibile a qualsiasi tipo di esperienza, a qualsiasi uomo, a qualsiasi gusto sessuale. E non li scoraggerà vederti vestita in maniera sobria, acqua e sapone; forse la tua goffaggine, la tua timidezza li ecciterà e a poco servirà un tuo no secco e deciso.
No, loro non si fermeranno e ti vorranno e non si faranno problemi a fartelo capire, non si faranno scrupoli nell’afferrarti la mano chiedendoti quali siano le tue posizioni preferite.
Da parte di chi intende ‘provarci’ c’è ancora quel pensiero perverso in base al quale una donna che dice no sulle prime battute lo faccia solo perché ha bisogno di essere stimolata.
Cara viaggiatrice non ti dirò di smettere di viaggiare da sola, di vivere nel terrore e neanche banalmente di avere un atteggiamento prudente. Io l’ho sempre avuto, eppure questa volta non è servito a nulla.
Non dipende da noi, non ne abbiamo colpa. Ti prego di non accusarti mai di nulla.
Però voglio suggerirti come reagire in queste circostanze.

- Comunica sempre a qualcuno della tua famiglia o a un’amica fidata i luoghi in cui soggiornerai, nomi e cognomi delle persone con cui uscirai, fai delle ricerche su Facebook e accertati che siano persone reali, fatti dare i loro numeri di telefono e condividili su whatsapp con qualcuno, così che siano rintracciabili nel caso in cui dovesse accadere qualcosa.
- Non ostentare mai di essere in viaggio da sola, non dirlo a sconosciuti, potresti diventare bersaglio di persone malintenzionate. Dì piuttosto che sei ospite di un’amica che durante il giorno lavora, che sei venuta a trovare il tuo ragazzo che vive lì ecc.
- Se anche tu dovessi trovarti in questa spiacevole situazione, chiama i carabinieri o la polizia del luogo senza aver timore di sentirti esagerata. Non puoi prevedere in anticipo se la persona si spingerà oltre le molestie verbali.
- Se malauguratamente ti trovassi sola con una persona che ti sta importunando, chiama qualcuno al cellulare, dì dove ti trovi, comunica ad alta voce nome e cognome della persona di cui sei in compagnia, in modo che si senta tracciata, così da scoraggiare ogni violenza.
- Se dove ti trovi non ti sentissi al sicuro, chiuditi in camera a chiave. Se è il proprietario della struttura ricettiva a darti fastidio, non rimuovere la chiave dalla serratura perché potrebbe avere un doppione, poi chiama qualcuno che ti aiuti ad analizzare la situazione e che ti consigli come agire. Io ero in uno stato visibilmente di shock e se non avessi avuto mia sorella dall’altra parte del telefono a suggerirmi cosa fare, sarei rimasta paralizzata dalla paura.
- Cerca di affidarti alle tue sensazioni e se non ti senti più a tuo agio, vattene, chiama un taxi e fatti portare in un’altra struttura. Comunica subito ai carabinieri quello che ti è accaduto e allertali sulla situazione.
- Se la persona che ti ha molestata è qualcuno con cui avresti dovuto avere un rapporto lavorativo, fregatene. La tua sicurezza personale viene al primo posto, d’altronde riusciresti a lavorare per qualcuno che ti manca di rispetto?
Ecco, questi sono i miei consigli ma spero vivamente che tu non debba mai metterli in pratica (eccetto i primi due per tutelare la tua sicurezza).
Ti auguro meravigliosi viaggi e di continuare a fidarti del mondo.
Una viaggiatrice come te.
Eliana, mi spiace moltissimo che abbia dovuto vivere tutto questo. È purtroppo la dimostrazione che il problema non è il viaggio in un Paese lontano e noi che ci avventuriamo, il problema è ben altro – è il maschilismo imperante e che manca di rispetto una donna perché crede di poterlo fare, in quanto uomo. Ti abbraccio forte.
È proprio così Giulia ed è davvero triste constatarlo.
Un abbraccio!