Troppo spesso ho vissuto quella tremenda sensazione di sentirsi come in gabbia: mi succedeva negli uffici più diversi, nelle aziende più diverse, nei ruoli più diversi. Irrequieta. Un fremito alle gambe, nelle mani, che mi suggeriva che dovevo andare via da lì, che non era il mio posto.
Ma ho ignorato per anni questa percezione, convincendomi di essere sicuramente io quella sbagliata. Così sono arrivata ai 30 anni con la mia bella e smagliante laurea in tasca (mai usata veramente), li ho scavallati, cercando continuamente il modo di schivare quella fastidiosa sensazione.
Poi, bam, arriva lei, la CRISI: una benedizione. Crolla tutto il castello di carte, crolla una lunga storia d’amore, crolla il lavoro (piuttosto) sicuro come receptionist in un hotel, crolla la vita sempre uguale a se stessa. Ed è così che nel tempo dilatato della crisi, dove non c’è spazio che solo per se stessi, che scavo in fondo alla mia anima e scopro con estrema chiarezza che non sono io quella sbagliata. Semplicemente sto facendo cose sbagliate per me.

Scopro che le mie passioni sono scrivere, raccontare storie, creare mondi con le parole. Che nelle mie giornate ho bisogno di natura e del contatto con lei; che sono curiosa e ho bisogno di muovermi e conoscere. Così apro un blog, lo chiamo Viaggio Sostenibile: diventa lo spazio in cui tutte le mie passioni si condensano e dove posso cercare di ispirare gli altri a viaggiare anche senza andare lontano. In fondo è questo il mio concetto di viaggio, un viaggio nel quotidiano: apri il tuo cuore e scoprirai che la bellezza è anche dietro l’angolo (e non per forza oltreoceano).
Viaggio Sostenibile diventa la mia ancora di salvezza e mi spinge ad iniziare a viaggiare da sola nell’instancabile ricerca di luoghi e storie da raccontare, da condividere.
Non ho mai viaggiato da sola, ma sempre in coppia o con amici. Ma la crisi ha spazzato via tutto e tutti e sono di fronte ad un bivio: rimanere inchiodata dalla paura e dall’insicurezza oppure partire. Ho scelto di vivere la mia vita e ho comprato un volo per Barcellona e da lì non mi sono più fermata, viaggiando soprattutto in Italia e in Europa, per portare a casa il mio racconto di un turismo sostenibile, attento alla natura, ma anche alle buone relazioni umane.

Ho scoperto che viaggiare da sola è un corso accelerato di vita vera, dove metti in gioco tutta te stessa, misuri i tuoi limiti, i tuoi confini e sei stimolato nel superarli. Un esempio su tutti: mangiare da sola in un ristorante romantico. In passato non l’avrei mai fatto, mi sarei sentita una perfetta sfigata. Invece ho fatto questo e molto altro, iniziando a condividere passaggi, a dormire sui divani di sconosciuti, a fare amicizia con i compagni di cammino.
Viaggio da sola perché mi aiuta a comporre il disegno variopinto della mia autostima.
Perchè quando viaggi da sola non sei più tu: diventi un foglio bianco su cui la realtà si disegna e si disvela. Se saprai metterti da parte e far spazio alla vita che accade.

Come tutte le cose belle, più ne hai e più ne vorresti. Alla fine del 2017 sento che mi sto avvicinando ad un altro giro di boa, che un altro cambiamento importante è da fare: il viaggio della vita. L’asticella andava alzata o forse sono finalmente pronta, allenata dall’esperienza di due anni di viaggi da sola. Così in uno di quei pomeriggi di sole d’autunno, con la musica a palla in macchina mentre canto a squarciagola, mi attraversa il pensiero: è tempo di andare oltreoceano. Una consapevolezza che giorno dopo giorno si trasfoma in un’energia che travolge, in un’esigenza, in un pensiero fisso.
Mollo il posto sicuro nel quale mi ero nuovamente fatta ingabbiare, faccio il passaporto e compro un biglietto di sola andata per la Thailandia. Il mio viaggiare da sola si trasforma così in una sfida “estrema”, fatta di uno zaino in spalla e di nessuna organizzazione. E appena metto il piede nella scaletta dell’aereo, mi rendo conto che questo nuovo viaggio da sola è soprattutto un momento per rifocalizzare gli obiettivi della mia vita, per concedermi il lusso di sentire lo scorrere del tempo, anche di oziare. Se viaggi da sola hai la grande libertà di poter seguire il tuo flusso, i tuoi umori e il tuo sentire, se sai ascoltarti in profondità.

Sono partita da Bangkok e da lì mi sono mossa verso il nord della Thailandia per circa un mese, per poi passare in Laos quindici giorni e una toccata e fuga in Cambogia. In questo viaggio c’è finito dentro di tutto: nottate su un treno o su uno sleeping bus, pomeriggi da principessa dentro un Spa, camminate di chilometri nel nulla sotto il sole cocente con lo zaino sulle spalle, ore interminabili su una barca lungo il Mekong, risate con persone appena conosciute, sguardi penetranti di bambini curiosi, attese infinite tra mille stazioni, equilibrismi tra bagni improbabili, stupore di fronte ad un cielo che si colora di rosa.
Ma una cosa ho compreso più di tutte: nel mio cammino in solitaria nel Sud Est Asiatico mi è stato chiaro quanto ci sia sete di felicità. E da questa consapevolezza ho deciso di ripartire non appena tornata: per me voglio la felicità. Una felicità che si infili in ogni fessura della mia vita, che diventi sinonimo di realizzazione di uno scopo più alto, di messa a frutto di talenti, di crescita quotidiana. Ho iniziato un percorso formativo come Life Coach Spirituale, per riportare le persone a contatto col loro sé più profondo anche attraverso viaggi sostenibili e riconnetterle con le energie della natura.
E allora buon viaggio, a chi sceglie di andare proprio dove ha paura di andare.
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