Mi chiamo Margherita, ho vent’anni e viaggio, tanto, quando capita con gli amici, più spesso da sola.
Viaggio da sola perché voglio sfidare le mie barriere e vivere grandi avventure.
Ho iniziato a tredici anni e da lì in avanti sono sempre stata la zingara della famiglia, come mi chiama mia nonna.
A causa della mia vita da ballerina, ho girato, sempre da sola, buona parte dell’Europa, seguendo corsi, audizioni, spettacoli, fino ad arrivare, a 18 anni, finito il liceo, a trasferirmi a Cuba per quasi due anni, l’esperienza della vita.

Un viaggio particolarmente significativo però, è stato il primo viaggio in solitaria che non c’entrasse con la danza. L’estate scorsa infatti, complice il mio perenne portafoglio vuoto da studentessa, ho deciso di iscrivermi a Workaway e volare nel Kent, in Inghilterra, per passare due settimane a lavorare in una villa di campagna ed esplorare paesini sulla costa est.
Nonostante una certa esperienza come viaggiatrice, ero intimorita. Non avevo nessuna vera certezza su cosa avrei trovato all’arrivo, solo qualche mail scambiata con l’host e una manciata di foto.

Sono atterrata nella solita Londra piovosa anche a luglio, per poi proseguire verso Canterbury. Non era la prima volta che viaggiavo in quel paese ma questa volta non avevo nessuna ragione per farlo se non il mio puro piacere personale. Era libertà vera.
Venne a prendermi il proprietario della villa alla stazione degli autobus, un ex broker di Londra che si era ritirato in campagna per godersi la pensione. Ad attendermi a destinazione: un paesino sperduto tra i campi, Elham, un giardino enorme e fatato, la casa sull’albero adibita a bed and breakfast dove avrei lavorato, gli altri volontari, rispettivamente dal Canada e dalla Terra del Fuoco, belle persone con storie che valeva la pena ascoltare, oltre che un cane simpatico, Brandy, di cui mi innamorai fin da subito.

Le due settimane successive passarono con gli innumerevoli lavoretti tra cui cercavo di districarmi, da imbiancare casa a pulire il giardino, da fare il pane per la colazione degli ospiti a svuotare con mio sommo disgusto il loro wc chimico, fino ad imparare a manovrare la camionetta per i lavori nel parco. Nel mio tempo libero, le esplorazioni solitarie o in compagnia di Brandy degli innumerevoli sentieri che ricoprono tutta la zona.
Poche volte, nella mia vita, ho avuto la possibilità di camminare così tanto, immersa in una natura così accogliente, che fino a quel momento avevo immaginato esistesse solo nei libri per bambini.
Scoprire che volontari di tutto il paese si prendevano cura dei loro sentieri e dei loro campi mi riempiva di gioia. Mi entusiasmavo per ogni persiana dipinta di azzurro, per ogni papavero tra l’erba alta, per ogni pergolato di rose. Mi riempivo gli occhi con l’oro dei campi di grano che attraversavo e con l’azzurro di quel cielo che mi era stato regalato da un paese solitamente restio alle belle giornate.

Seguivo i percorsi sulla mia mappa per poi perdermi in un prato, alla ricerca di un albero leggendario, attraversando greggi di pecore che mi guardavano incuriosite, correndo sulla discesa che portava al villaggio.
Due settimane per ricaricarmi, per riprendermi da un’anno cubano intenso e faticoso, finalmente immersa di una natura che non mi ero accorta mi fosse mancata così tanto vivendo in una grande città.
Due settimane per mettermi alla prova in un contesto lontanissimo dalla mia quotidianità e dal mio lavoro, che, come ogni volta, mi ha fatto tornare a casa più forte, più sicura di me e pronta alla prossima avventura.
Questa storia è stata scritta da Margherita Vassallo
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