Sono tornata il 14 Settembre a casa mia, a Ferrara, dopo 3 settimane passate in Costa Rica, precisamente a Puerto Viejo de la Talamanca nel sud, sul versante caraibico. Primo viaggio da sola con un oceano che mi separa dall’Italia, prima volta che ho provato l’ebrezza del jet lag, prima volta che dovevo seriamente arrangiarmi e fare affidamento su me stessa al 100%.
Quando sono arrivata in aeroporto a Venezia per prendere il primo volo per andare a Parigi, il mio primo ed unico scalo, ho guardato mia madre e non sono riuscita a trattenere le lacrime. Avevo una paura folle, di me stessa, di non farcela, di non riuscire a trovare un luogo accogliente.
Tanta paura, ma anche un’irrefrenabile voglia di partire, di darmi una possibilità, di crescere, ancora.
Così, come quando ti butti dal paracadute, mi sono buttata.

A Puerto Viejo alloggiavo in un ostello in cui facevo volontariato, cinque giorni su sette, trovato tramite Workaway, per me era l’unico modo per intraprendere un viaggio così per ammortizzare le spese. Appena arrivata sono stata accolta a braccia aperta da tutti i ragazzi volontari come me e anche dal nostro supervisore, Charlie. Nonostante questo però, io continuavo ad essere terrorizzata. Mi sentivo sola.
Ad un certo punto qualcosa è scattato nella mia testa e ho cominciato a riflettere sul perché avessi voluto intraprendere quest’avventura. Ho così finalmente ritrovato la motivazione che mi ha spinto a prenotare a Febbraio scorso i biglietti aerei. Volevo viaggiare da sola per darmi la possibilità di uscire dalla mia comfort zone a cui sono solita rintanarmi, soprattutto nei momenti di difficoltà emotiva e volevo imparare ad essere me stessa senza maschere o filtri. Volevo mettermi alla prova, seriamente. Volevo affrontare alcune delle mie più grandi paure, mi sentivo pronta per farlo e pensavo che attraverso un’esperienza a 360° come questa potevo approfittarne. Sentivo che era per me l’occasione giusta.

Da quel momento tutto ha cominciato a prendere un’altra forma e ho capito una cosa fondamentale durante quest’esperienza.
Se ti apri al mondo, il mondo ti porge una mano a cui aggrapparti e ti accoglie nella sua immensa dimora.
Ho cominciato ad essere me stessa, ad accantonare le insicurezze e questo mi ha portato ad instaurare dei rapporti meravigliosi con gli altri ragazzi e ragazze che come me erano lontani da casa ed erano volontari nell’Ostello. Eravamo connessi tra di noi in un qualche modo per via della somiglianza delle nostre vite. Credo anche che l’essere viaggiatori ti porti ad essere in sintonia chi è simile a te e questo ci ha permesso di creare un “piccolo nucleo famigliare”.

La mia paura del giudizio si è magicamente dissolta nel nulla e con essa anche certe insicurezze. Per tutto il tempo passato a Puerto Viejo ero nel mio stato più selvaggio, lo definirei così. Giravo scalza per andare anche al supermercato, i capelli non erano mai in ordine, indossavo molto spesso il costume per il caldo afoso e, nonostante avessi del make up con me, non mi sono mai truccata. Le persone mi hanno accolta per quello che ero nella mia totalità e questo mi ha fatto sentire libera.
Viaggio da sola perché mi fa sentire libera, libera da preconcetti e pregiudizi e libera di aprirmi al mondo.
Non c’è cosa più appagante di sentirsi realizzati e soddisfatti di sé stessi, e al ritorno mi sono sentita così.
È stata la mia prima esperienza è vero, ma ha dato il “la” per intraprenderne altre. Non vedo l’ora di organizzare il prossimo viaggio in solitaria.
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