Isabella è l’autrice del blog Himeko Travel Tales: appassionata di viaggi e di Oriente, in particolar modo di Giappone. Lì ha vissuto e studiato per un periodo e oggi ci racconta la sua esperienza come donna in terra nipponica.
Isabella, ci racconti come è nata la tua passione per il Giappone?
Banalmente devo la mia passione per il mondo nipponico al mondo dei manga e anime!
Andai al Torino Comics e fu la prima volta in cui entrai in contatto con questa cultura: rimasi molto colpita, avevo l’impressione che fosse una cultura speciale, unica nel suo genere e diversa da qualunque altra . Così nacque una grande passione che mi portò ad iscrivermi un paio di anni dopo all’università di Lingue e Culture dell’Asia e dell’Africa, con specializzazione in lingua giapponese.

E hai anche vissuto in Giappone per un po’. Ci racconti la tua esperienza in questo Paese come donna?
Ho vissuto a Tokyo per tre mesi frequentando una scuola per approfondire la conoscenza della lingua e per vivere la cultura giapponese da vicino.
Non mi è mai capitato di trovarmi in situazioni spiacevoli. Il Giappone è un paese molto sicuro.
A Tokyo andavo spesso in giro da sola anche a notte fonda, senza timori. La microcriminalità non esiste ed è una delle città considerate più sicure al mondo. I Giapponesi sono famosi per il loro onore e i loro valori: sono molto rispettosi, onesti e incredibilmente educati.
Un esempio? Un giorno ero uscita per cena con due amiche italiane e camminando per Ueno siamo state “abbordate” da tre uomini giapponesi che hanno attaccato bottone. Dopo alcuni minuti che parlavamo ci hanno chiesto se volevamo unirci a loro per cena e abbiamo gentilmente rifiutato. Ci aspettavamo insistenza da parte loro, come dalle nostre parti è comune che sia, ma invece con nostra sorpresa e stupore si sono prodigati in un formale inchino con tanto di “sumimasen” (chiediamo scusa!) e dopo averci educatamente salutato si sono allontanati.

È stato mai complicato vivere in una cultura così lontana dalla tua di origine?
È chiaramente una cultura molto diversa da quella in cui sono cresciuta, ma non ho trovato complicato conviverci. C’è però da dire, in generale, che in Giappone sarai sempre un “Gaijin”( termine molto usato che significa “straniero”) e quindi sempre “diverso“. In Giappone il 90 per cento degli abitanti sono giapponesi e il restante 9-10 per cento sono altri asiatici, per lo più cinesi o coreani. Solo una piccola minoranza, inferiore all’1%, è costituita da stranieri provenienti dal resto del mondo. Si nota già a Tokyo che è la capitale, figuriamoci fuori dalle grandi città: in un mondo di “occhi a mandorla e capelli a spaghetto”, tu occidentale sei una curiosa, affascinante rarità.
Per quanto riguarda la figura della donna, la cultura giapponese è nota per essere una cultura patriarcale e la mentalità giapponese è ancora fortemente maschilista. La donna subisce tuttora discriminazioni, seppur non di enorme portata. Ad esempio, ad una donna è precluso diventare uno chef di sushi professionista: le motivazioni risiederebbero nel fatto che la donna, oltre ad avere mani troppo calde che rischiano di alterare il gusto del sushi, è affetta durante il ciclo mestruale da un’instabilità del gusto che pregiudica la capacità di “gustare” il sushi come la professione richiede.
Ancora, alle donne è vietato salire su un ring di sumo per prendere parte a rituali o eventi, visitare alcune antiche zone sacre come il monte Omine, dormire in un capsule-hotel. La donna può purtroppo anche diventare facilmente vittima di maltrattamenti. È ben noto in Giappone il fenomeno dei “chikan” (molestatore), un vero e proprio problema sociale tanto che il governo è dovuto ricorrere a contromisure: negli orari di punta dei treni e della metro sono stati adibiti vagoni “rosa” il cui accesso è riservato alle sole donne. Esistono anche speciali adesivi con cui la vittima può “marcare” il palpeggiatore in modo che quest’ultimo possa essere identificato e punito penalmente.
Facendo infine un confronto a grandi linee tra donna giapponese e donna occidentale, direi che le donne occidentali sono tendenzialmente più aperte, più comunicative ed estroverse, più indipendenti.
Che cosa ti ha lasciato questo periodo di vita in terra nipponica?
Un amore incondizionato per questo paese con le sue bellezze e i suoi difetti. Il Giappone o si odia o si ama e per me è stato subito un colpo di fulmine.
Naturalmente mi ha lasciato un bagaglio di esperienza immenso che mi accompagna nella vita di tutti i giorni, specialmente quando mi trovo a rapportarmi con altre culture diverse dalla mia di origine.
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