9 Marzo 2019, Bologna, oggi parteciperò al workshop di Travel Counseling ® “Viaggiati dentro” di Alice Bianchi.
Mi sveglio nel mio letto d’ostello molto presto, alle 7.00 sono già sotto la doccia. Ho dormito male, ho una forte emicrania, non vedo l’ora di prendere il treno e raggiungere Silvia in Valsamoggia, alla corte di Destinazione Umana.
Non so cosa aspettarmi ma mi sento serena. Mi chiedo se piangerò, se riderò, se non succederà nulla ma ho deciso che voglio liberarmi da qualsiasi aspettativa. Il treno arriva in orario e finalmente abbraccio Silvia. Intanto l’analgesico ha fatto miracoli, posso finalmente rilassarmi.
Cominciamo alle 10.00. Siamo in 2: io e Roberta, non potevamo essere più diverse eppure qualcosa ci lega. Tutte e due siamo lì per uno scopo, il mio è elaborare l’esperienza di un lungo viaggio all’estero, non ancora del tutto digerito.

All’inizio mi sento un po’ persa perciò mi metto totalmente nelle mani di Alice che ci consegna una scatola a testa: “Questa sarà la vostra valigia, all’interno metterete tutto ciò che volete portare con voi durante questo viaggio”.
Il primo giorno del workshop di Travel Counseling ® è dedicato alla partenza.
Impariamo per prima cosa ad approcciarci l’una all’altra utilizzando il feedback positivo che ci insegna a parlare con empatia, immedesimandoci in chi abbiamo di fronte poi cominciamo a raccontarci. Gli strumenti che utilizziamo sono la scrittura creativa, il collage e la fotografia.
Alice ci consegna delle schede e ci da dei compiti: dobbiamo, ogni volta in modo diverso, raccontare di noi. Ho deciso di non pensare troppo, voglio dare sfogo al mio istinto, partecipare mettendo a riposo la mia parte più razionale, spesso troppo invadente. Mi innamoro all’istante del collage creativo, attività che lascia respirare il cervello, che si sente finalmente ossigenato.
Fatico a scrivere invece. Trovo difficile ripercorrere con le parole i miei viaggi, sia quelli legati agli spostamenti da casa a Paesi più o meno lontani, sia quelli legati al mio modo di essere e alla quotidianità. Dopo un po’ però sembro “sbloccarmi” e a fine giornata sono riuscita a far fluire le parole. Scatto la foto della giornata: il tronco su cui mi sono seduta e in cui ho scritto, su un biglietto rosa, il primo pensiero killer di cui voglio liberarmi e che non voglio mai più portare con me. Mentre scrivo rido perché mi guardo dall’esterno e provo tenerezza nei miei confronti, un raro momento di gentilezza verso me stessa. Il viaggio è iniziato.

Il secondo giorno del workshop di Travel Counseling ® è dedicato al ritorno.
La mia scatola-valigia è già piena. Al suo interno ci sono ritagli di giornale colorati, collage creativi istintivi, fogli disegnati e scritti con pennarello colorato.
Oggi parliamo di obiettivi e dell’importanza di perdersi per trovare strade alternative. Mi rendo finalmente conto dei miei confini, limitati dai miei punti di riferimento sempre presenti e mi torna alla mente il mio viaggio a Budapest di qualche anno prima: la ruota panoramica come punto di riferimento, Buda come limite massimo oltre al quale non andare mai. Quanta meraviglia mi sono persa oltre quei confini? Decido quindi di lasciarmi nutrire, anche dall’ignoto. Trasformo i limiti in risorse, appoggio i confini sul terreno invece di piantarceli dentro, per poterli spostare se ho voglia di esplorare.

La prima cosa che faccio quando torno da un viaggio, ancora prima di mettere a lavare i vestiti sporchi, è togliere i regali e metterli al sicuro prima di darli a chi li riceverà. È un rituale in cui metto molta cura che so di voler estendere alla mia vita quotidiana. Voglio lasciarmi nutrire dall’amore degli altri e lasciare che gli altri si nutrano del mio. Il viaggio è “finito”.
Conclusioni di questo viaggio, cosa mi sono portata a casa da questa esperienza
Credevo che alla fine di questo viaggio sarei stata esausta, provata di ogni energia e invece…ne avevo più di prima ma era diversa. Non parlo di qualcosa di fisico, come l’energia per correre una maratona, ma di qualcosa di più sottile, come l’energia che si crea quando stai bene, sia con te stessa che con gli altri. Non è facile spiegarlo a parole. Ho pianto e mi sono commossa ma per i giorni successivi al mio ritorno, non riuscivo a smettere di sorridere. Non mi sentivo nuova o rinata, la parola che userei è “guarita“.

Ora qualche info tecnica.
Nel sito di Alice potete trovare la spiegazione di cosa sia il Travel Counseling® (no, io non potrei in alcun modo spiegarlo meglio) e di come funziona. Se seguite Destinazione Umana invece potete aggiornarvi su nuove date del workshop (qui in basso trovate anche lo sconto per voi).
Al prossimo workshop.
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