Alla ricerca di un posto rilassante per prendere una pausa dalla mia vita frenetica, soddisfatta dalla precedente esperienza in Cappadocia, ho deciso di esplorare la costa turca, lungo il Mar Egeo.
Il mio itinerario di dieci giorni è e iniziato a Smirne, attraverso Alaçatı, Şirince, Efeso, Marmaris, la penisola di Datca, per terminare a Bodrum.
Ho acquistato un volo per Istanbul e da lì un volo interno per Smirne. Affittata una macchina direttamente all’arrivo in aeroporto, la mia prima meta è stata Alaçatı, una bomboniera in pietra circondata da un mare calmo e turchese.
Alaçatı, anticamente un paesino greco di pescatori, oggi ospita decine di piccoli boutique hotel in pietra e ristorantini locali. Con il trattato di Losanna del 1923 e lo scambio di popolazioni tra la Grecia e la Turchia, la popolazione odierna è interamente turca, ma il paese vanta ancora di preziosi resti dell’antica Grecia. Alaçatı, seppur meta popolare del turismo turco, è ancora abbastanza sconosciuta agli stranieri e questo gli da quel tocco di autenticità in più che secondo me non guasta mai.

Di giorno si possono visitare le varie spiagge nella zona circostante di Cesme (il mare più bello che io abbia visto in Turchia), e di sera si può passeggiare tra le viuzze brulicanti del paesino, gustando una cena a base di pesce, entrando in un locale ad ascoltare musica dal vivo, o acquistando prodotti artigianali nel centro storico. Da non perdere assolutamente: il Fly-inn Beach Club, dove riposarsi sulla riva di acque turchesi e cristalline, ascoltare musica e sorseggiare un cocktail al tramonto. Ilıca, con le sue spiagge lunghe circa due chilometri, sabbia bianca e fina, e acqua azzurrissima e la baia di Ayayorgi (San Giorgio), a forma di mezzaluna che si trova tra il villaggio Dalyan e Çeşme, protetta dai venti del nord e nota per le sue acque cristalline.
Da Alaçatı mi sono messa in marcia verso Selçuk, per visitare Efeso, uno dei più importanti siti archeologici turchi e tra le più grandi città ioniche dell’antica Anatolia. Ancora oggi ben conservata, Efeso è una tappa fondamentale e irrinunciabile per chi visita il Mar Egeo. Invece di dormire a Selçuk, che è un pease secondo me piuttosto piatto e noioso, sono salita sulle colline circostanti, per soggiornare due notti nell’antico villaggio greco di Şirince.

Nella verdissima Şirince si può respirare aria fresca e pulita e godere di una vista mozzafiato sulle colline circostanti, tra alberi, vigneti e olivi a perdita d’occhio.
Cenare in cima alla promontorio, gustando vino locale con vista sulla valle e sulle case tradizionali, è stata un’esperienza fantastica.
Le stradine principali del paese brulicano di piccole bancarelle, dove acquistare saponi, oli e vino in abbondanza (soprattutto vini aromatizzati alla frutta che ogni bancarella offre la possibilità di degustare). Şirince è una tappa che io consiglio assolutamente per un paio di giorni di passeggiate, aria pulita e pace assoluta.
La mia meta successiva è stata Marmaris, che invece non mi è piaciuta per niente. Fortunatamente ho trovato un hotel lontano dal chiasso del centro, in una piccola baia incantata a circa un quarto d’ora a est della città. Dipende da cosa si cerca, a molta gente Marmaris piace: è la classica metà balneare, molto turistica, con spiagge sovraffollate, musica, insegne al neon e rumori assordanti. Non so bene per quale ragione l’avessi scelta, aspettandomi forse un paesino più piccolo, calmo e un po’ meno “pacchiano”. Per cui ho fatto le valigie il più veloce possibile e sono ripartita per la penisola di Datça, che la mia guida descriveva come “splendida e selvaggia” e mai definizione fu tanto azzeccata.

Datça, dove il Mag Egeo incontra il Mediterraneo, è una penisola ancora immune al turismo di massa. Panorami mozzafiato di rocce a picco sul mare, buon cibo, spiagge lunghe e acque blu sono facilmente reperibili in tutta la penisola. Da non perdere il sito archeologico di Knidos (raggiungibile anche via mare), dove ci sono resti ben conservati della civiltà dorica, adagiati su uno sfondo blu intenso.
Da Datça è inoltre facile prendere un traghetto, su cui imbarcare la macchina, e arrivare direttamente a Bodrum via mare, evitando di tornare indietro e fare il doppio della strada.
Bodrum, meta finale del mio viaggio, si è rivelata invece una piacevole sorpresa.
Me l’aspettavo un po’ come Marmaris, invece ho trovato una bellissima città dalle case bianche circondate da giardini rigogliosi, buon cibo e panorami stupendi. Soprattutto consiglio di uscire ed esplorare le vicine località di Türkbükü e Göltürkbükü, delle piccole Bodrum in miniatura, ben attrezzate, con piccoli ristoranti di qualità, ma soprattutto un mare incredibile.
A livello di sicurezza, come Istanbul e la Cappadocia, ho trovato anche questa parte della Turchia tranquilla e pacifica. Essendo una zona (soprattutto la parte di Alaçatı e Cesme) molto popolare tra i turchi e poco tra gli stranieri, l’unica pecca è che l’inglese non è parlato da molti. Per me comunque non si è rivelato un grosso problema e sono riuscita a farmi capire in ogni occasione, senza particolari difficoltà.
Sono partita per il Mar Egeo a fine Settembre e il clima era perfetto, i turisti pochi e i prezzi accessibili. Come i precedenti viaggi in Turchia, sono tornata a casa soddisfatta e rilassata. Soprattutto, sono tornata curiosa di esplorare altre regioni del paese in futuro, talmente ricco di differenti culture e tradizioni, e paesaggi diversi e contrastanti, che non ci si stanca mai di esplorarlo.
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