Ho cominciato a praticare Hatha Yoga nel 2015, subito dopo essere tornata dal mio primo viaggio da sola che si era concluso con la ricaduta in alcuni problemi di salute che pensavo ormai superati. Avevo voglia di tornare a fare attività fisica ma non sopportavo più la pressione fisica e mentale provocata dagli sport praticati durante gli anni precedenti. Desideravo prendermi cura del mio corpo e della mia anima e lo Yoga è stata una scelta dettata proprio da questo bisogno.
Dopo un lungo periodo di pausa dalla pratica in classe ho deciso di ricominciare, aggiungendo alle motivazioni precedenti la ricerca dell’equilibrio emotivo e fisico. Ho così ricominciato autonomamente con l’ausilio di video corsi online e lo studio di libri sulla filosofia yoga. È proprio grazie a questa ricerca personale che sono entrata in contatto con Daniela Masella di Ciao Yoga che, oltre ad essere un’appassionata insegnante di yoga è anche una viaggiatrice in solitaria dagli anni dell’adolescenza. Nei suoi video su YouTube, Daniela spiega lo Yoga in modo semplice e completo ma soprattutto dimostra che questa pratica può essere fatta davvero ovunque, anche in viaggio. In questa intervista ci racconta di quando ha iniziato a viaggiare da sola e di come riesce a conciliare viaggio e insegnamento Yoga e dell’influenza positiva che hanno avuto l’uno sull’altro.

Ciao Daniela! La prima domanda che ti faccio è quella di rito: raccontaci qualcosa di te, delle tue origini e di quando e perché hai iniziato a viaggiare da sola.
Ciao! Ho cominciato a viaggiare da sola a 14 anni, grazie all’opportunità di una borsa di studio per una vacanza studio a Bedford, in Inghilterra, messa a disposizione per i figli di dipendenti statali con reddito famigliare basso e una buona media scolastica. In famiglia eravamo 3 sorelle, io ero la più piccola e mio padre era l’unico lavoratore perciò questo tipo di esperienza, senza agevolazione, non sarebbe mai stata possibile. Ricordo ancora che, alla richiesta della mia migliore amica di partire insieme, risposi chiaramente che volevo farlo da sola. Questo episodio mi costò un po’ l’incrinarsi della nostra amicizia ma all’epoca sapevo già che da sola mi sarei aperta di più e avrei potuto conoscere più persone, anche nella difficoltà. Se invece fossimo partite in due saremmo state, in un certo senso, vincolate a stare sempre insieme, chiuse in noi stesse. Io spero davvero che ad oggi lei abbia capito il senso di quella risposta, apparentemente “negativa”.
Da quel momento in poi ho continuato a viaggiare all’estero da sola appena ne avevo l’opportunità. Grazie ad un lavoro in gelateria a 16 anni ho potuto finanziare frequenti visite a Brighton. Qualche anno dopo, durante l’università, sempre tramite borsa di studio, ho vissuto 3 mesi a Londra e successivamente a Parigi per l’Erasmus con il conseguente trasferimento nella capitale francese per 3 anni, sempre da sola, accompagnata dalla mia voglia di fare, vedere e conoscere. Ci sono state tante difficoltà ma anche tanti incontri. Talvolta, guardandomi indietro, ho come l’impressione di aver vissuto tante vite diverse. Non ho nessun rammarico però, giusto qualche nostalgia per le persone con cui ho condiviso tanto e poi ho perso durante il cammino, come avviene normalmente, perché si cambia, ci si evolve, ci si trasferisce.
Quando vivevo a Parigi avevo iniziato un progetto personale: visitare da sola tutte le capitali europee. Il lunedi acquistavo la guida Lonely Planet della città che volevo visitare e il Venerdì successivo partivo. Avevo preso un buon ritmo ma sono arrivata a fare solo Amsterdam, Lisbona e Budapest, tutte in solitaria e tutte esperienze bellissime. Tuttora, quando posso, continuo con questo progetto e ultimamente sono riuscita ad aggiungere Atene.
Come concili i tuoi viaggi con la professione di insegnante di yoga? Quanto, queste due passioni, si influenzano l’una con l’altra?
Ultimamente “viaggi e yoga” è un binomio che nella mia vita si sta conciliando molto bene e questi due aspetti si influenzano a vicenda. Mi sposto spesso per fare workshop o yogaday in varie città italiane, oppure per visitare luoghi “incantati” in cui poter organizzare i miei prossimi ritiri yoga. Adoro portare la mia pratica yoga sempre con me. Cambiano gli scenari, le persone, i climi, i luoghi e le stanze in cui alloggio ma la mattina più o meno presto salgo sempre sul tappetino con la mia pratica, i miei respiri, la mia meditazione che danno senso e profondità diversi a seconda dall’energia del luogo. È qualcosa di veramente magico, meraviglioso e concretamente arricchente.

L’estate del 2018 ti vedrà impegnata nella realizzazione del tuo primo retreat di yoga, sull’isola di Kea in Grecia. Come mai hai scelto questa location e come verrà sviluppato il retreat? Pensi che per le yogini che hanno voglia di mettersi alla prova, questo genere di viaggio, può essere una buona scelta come viaggio in solitaria?
L’isola di Kea è un luogo incantato. Ho impiegato diverso tempo prima di identificare il luogo preciso di questo yoga retreat. Volevo una terra di “mezzo” vicino alla via dell’india, dove si potesse respirare il sacro e la bellezza della natura incontaminata. Desideravo organizzarlo in un posto dove fosse necessario mettersi in viaggio per arrivare. Per raggiungere Kea, infatti, non basta prendere un volo per Atene ma dall’aeroporto bisogna arrivare al porto di Lavrio e quindi salire su una nave che conduce all’isola. Nulla di complicato, solo un piacevole tragitto che emoziona e purifica l’anima. Salendo sulla nave e arrivando sulle coste di Kea si ha proprio la sensazione di aver lasciato il mondo indietro e di entrare in una dimensione più intimistica e naturale, io stessa all’arrivo mi sono commossa. La sensazione che ho avuto, soggiornando al Nido di Kea, la struttura che ospiterà il ritiro, è stata subito quella di trovarmi in un dolce rifugio per l’anima. Per le yogini che vorranno partecipare, è sicuramente un’esperienza che possono fare in solitaria. Prima di visitare Kea non ero mai stata in Grecia e sono contenta di essere approdata da sola in questo luogo incantato e ancora così poco conosciuto dal turismo di massa. Il ritiro (per il quale le iscrizioni si chiuderanno l’8 Luglio e di cui potete leggere il programma qui) sarà un’esperienza sensoriale su tutti i livelli, saranno 5 giorni per connetterci ai 5 elementi di base, riattivare i nostri chakra, imparare a praticare autonomamente e calibrare il nostro stile di vita in forma yogica. Impareremo delle semplici routine di base per curare “yogicamente” anche il nostro aspetto, la nostra salute e impareremo anche a cucinare alcuni semplici ma nutrienti pasti yogici.
Ci sono molte ragazze nel nostro gruppo che hanno praticato o che tuttora praticano yoga. Spesso, anche loro, per contenere i costi di viaggio, devono necessariamente alloggiare in ostelli o stanze condivise. Da viaggiatrice e yogini, come consiglieresti di procedere con la pratica quotidiana dello yoga in autonomia, quando si è in viaggio e non si hanno a disposizione uno spazio privato, il tappetino e gli altri materiali di cui disponiamo nell’intimità della nostra casa?
Sul mio canale YouTube ci sono delle pratiche molto semplici anche senza l’uso del tappetino, da fare addirittura in jeans oppure direttamente a letto (come questa o questa). Quando si parla di yoga in autonomia la voglia di praticare è in realtà il primo vero step, il resto viene da sé. Non c’è bisogno di avere tutto perfetto e preciso e anche se ci ritrovassimo in un posto angusto, piccolo o rumoroso, possiamo prenderla come una sfida per mettere a frutto tutto il nostro spirito yoga e coltivare la calma e la serenità di praticare nonostante gli eventuali fastidi esterni. Ultimamente per esempio mi sono trovata persino a praticare alla Stazione Termini di Roma, mentre aspettavo il mio treno in ritardo. Non ho potuto fare una pratica completa ma solo qualche posizione per sgranchire le gambe e liberare la colonna vertebrale, posizioni che si possono sempre fare in ogni luogo.

Spesso parliamo di paure, sensi di colpa e autostima minata quando la scelta di viaggiare in solitaria è vissuta come una ribellione al contesto in cui viviamo quotidianamente. Nel tuo canale YouTube “Ciao Yoga” oltre alle lezioni di pratica delle asana, proponi anche brevi video che riguardano la meditazione, il pranayama (respirazione) e la recitazione dei mantra. Ci dai il tuo personale parere e qualche consiglio su come introdurre questo aspetto dello yoga per lasciare andare queste emozioni negative e trasformarle in tenacia e fiducia in noi stesse?
I miei consigli a questa domanda saranno due: uno fisico e concreto l’altro più sottile e spirituale. Il mio primo consiglio per migliorare l’autostima, limitare paure e sensi di colpa è lavorare sull’addome, ovvero: fate gli addominali. Cominciate con qualche serie di addominali bassi, alti e obliqui e continuate tutti i giorni se è possibile. L’addome è tutto, dal centro del plesso solare partono determinazione, fiducia in noi stesse, centratura. Tutto cambia, può cadervi il mondo addosso ma se il vostro addome è tonico e presente, la vostra colonna vertebrale rimane su dritta, non si incurva, le spalle restano aperte, il cuore è aperto e lo spirito forte.
La nostra postura fisica è strettamente collegata alle emozioni del nostro animo, se abbiamo un corpo dritto anche il nostro spirito è più forte e determinato.
L’altro consiglio consiste nell’introdurre nella propria pratica yoga, ma anche nella vita di tutti i giorni, l’uso dei mantra. In questo caso non c’è un mantra specifico che posso indicarvi e che “funzioni” bene per tutte, nel momento in cui vogliamo avvicinarci ai mantra dobbiamo in un certo senso farci “trovare” da loro. Ho dedicato un’intera playlist ai mantra e, quasi ogni settimana, pubblico un video nuovo. Quando il mantra avrà concluso con la sua funzione lo percepirete e passerete ad uno nuovo. Come al solito praticare per credere.
Ultima domanda, nei tuoi video consigli spesso musica da utilizzare durante la pratica e la meditazione. Ti va di consigliarci una playlist o un artista da ascoltare per vivere la partenza nel modo più tranquillo e, se vogliamo, anche spirituale possibile?
Questa è una domanda che mi piace tantissimo perché riguarda un pò anche la mia vita precedente a quella dell’insegnante di yoga. Prima di passare i miei giorni su un tappetino infatti mi occupavo di recensire musica. Ho sempre recensito suoni molto distanti dall’approvazione collettiva, generi considerati “oscuri” e “apocalittici”, dal post punk al dark ambient con incursioni death metal e synth pop. Tuttavia, anche se so che potrà sembrare strano o paradossale, trovo in queste melodie tutto un immaginario e degli spazi di riflessione estremamente vicini al mio modo di intendere lo yoga. Qualche suggerimento: Ulver – Eos, Deathspell Omega – First Prayer. Più abbordabile e piacevole invece è l’album di Hiatus “Parklands“, la mia colonna sonora del mio recente viaggio a Kea. Bellissimo il brano da cui prende il nome l’album, in cui troverete rivisitato in chiave moderna il mantra Sita Ram. Altrimenti molto gradevoli sono anche i brani degli Stumbline che uso spesso anche per le mie classi. Ho intenzione di aggiungere nel mio canale anche una playlist dedicata alla musica per accompagnare la pratica yoga ma saranno brani adatti anche ad essere ascoltati per rilassarsi e centrarsi in viaggio.
Namasté
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