Sono passati quasi quattro anni da quando disegnai sulla mappa il cammino del mio primo grande viaggio in solitaria.
Un altro tavolo, un’altra candela, un altro diario su cui sto scrivendo adesso ma le parole che usai per descrivere il mio stato d’animo sono ancora adatte: “Avevo bisogno di prendere aria, di sfiorare i miei limiti, i confini del “mio giardino”, ma soprattutto “avevo bisogno di stare un po’ con la nuova me”
Sono trascorsi molti mesi ed avvenute molte altre partenze, più miti, alcune molto piacevoli, tante in solitaria, altre in compagnia di anime affini. I viaggi sono diventati strumento di evoluzione personale, di scoperta e di consapevolezza.
Nel frattempo sono giunta ad un’altra fine o, detto altrimenti, arrivata ad un altro grande inizio e, di nuovo, il ponte che mi connette al futuro inizia con uno zaino nero e rosso.

Un viaggio che ho sognato dal 2016, che si è arricchito e strutturato nel tempo, che è maturato sotto alla sabbia dove era stato nascosto. Una spiaggia fatta di un contratto di lavoro, un amore, altre passioni e soprattutto di molta paura.
È rimasto dentro, facendo capolino ogni sei mesi circa, fino a quando non è riuscito a scivolare verso il cielo esattamente come fanno le bollicine nel mare quando ti ci rotoli dentro.
Avete presente? Gocce di ossigeno che corrono veloci verso l’alto.
Le cose vere arrivano sempre in superficie.
E ancora acqua. Era Natale 2018. Doccia calda. Mia nipote che stava lasciando le acque tiepide e conosciute del ventre materno per arrivare nel Mondo. “Partire”, disse la mia Voce.
La risposta era “Da Livergnano (Bologna) a Lampedusa senza soldi“. La risposta ad un colloquio di lavoro aggressivo che puzzava di insoddisfazione, a diversi progetti nati con entusiasmo ma mai realizzati, ad una creatività bloccata, ad un corpo che si stava lamentando, ad un cuore che si sarebbe spezzato dopo poco.

La risposta era il bisogno, ancora, di riconnettersi alla propria missione in questa Vita. Io mi ero persa. Nell’inverno non trovavo più il motivo per alzarmi dal letto al mattino. Avevo cercato di re-infilarmi in un posto che non era il mio, per paura, e avevo pagato carissimo: avevo perso Me. La consapevolezza dei miei talenti.
“Cosa ti riporta al centro, Babi?” mi sono chiesta.
“Cosa riesce a farti sentire ispirata, forte e felice? Cosa, più di tutto?”
“Il viaggio”.
Con la faccia al vento io sto con me e sento le mie radici, non mi posso mentire e resta solo ciò che è veramente mio.
Tutto questo io l’ho capito dopo quella doccia, dopo aver visto che la mia pancia aveva ormai deciso.
I giorni successivi e le seguenti settimane sono state intense, faticose, tristissime, entusiasmanti e paurose ma la mia bollicina non ha fatto altre che espandersi. I pezzi del mio puzzle si sono riuniti arrivando a completare l’immagine più bella che io avessi mai visto. Un quadro che rappresenta me nel qui ed ora: la ricerca di un abitare comunitario e consapevole sognato (ma mai agito) per diversi anni, l’esplorazione delle mie capacità e dei miei talenti, la voglia di incontrare persone che hanno cambiato vita e di raccontarne le storie. Il ritorno a Lampedusa come terra simbolo di confini e come “casa”. Il rifiuto e la resistenza alle norme attuali ed europee in materia di immigrazione (la prima motivazione, a livello temporale) e il finanziamento ad un progetto fatto di barche e bellezza:
Mediterranea.
Tutto questo in un solo Viaggio.

Ci si può fidare ancora degli sconosciuti? O ne abbiamo così paura da diventare aggressivi? Il denaro è l’unico nostro mezzo di scambio? Chi sono io senza i miei soldi? Posso vivere dei miei talenti? Come si vive in comunità? Mi piace davvero o è solo un’idealizzazione?
Queste sono solo alcune delle domande che sono alla base di questo lungo cammino senza soldi verso l’isola più mediterranea d’Italia. Un viaggio nato dentro di me tre anni fa e che si sta per realizzare.
Questi pochi giorni mancanti stanno scorrendo veloci, velocissimi e sono imbevuti di emozioni fortissime. A volte mi perdo un po’ in questi saliscendi e poi torno a me, torno al bosco, torno alla danza, torno nelle amicizie profonde e mi rendo conto di star facendo una delle cose più belle che io abbia mai fatto in vita mia: decidere di seguire il mio istinto, mettere in pratica i miei sogni, buttarmi nell’ignoto facendo crescere più la fiducia che la paura.
Si parte il 21 Marzo 2019.
Sono Felice.
Ciao,, ancora non ho capito come organizzerai il tuo viaggio… Lo farai a piedi, camminando, o in autostop? Hai già Delle tappe,dei luoghi dove andare, o improvvisarsi sul momento? Quanto pensi durerà? Perché in autostop a Lampedusa potresti arrivare in un paio di giorni…
Ciao Alberto! Puoi seguire il viaggio di Barbara e gli step per arrivare a Lampedusa sul suo blog viaggiareapiediscalzi.com oppure direttamente sulla nostra pagina FB.