Ricordo bene quando, circa un anno fa, ci fu la presentazione a Rimini di “Corpi impuri. Il tabù delle mestruazioni”, il saggio di Marinella Manicardi nato in realtà come spettacolo teatrale.
In quei giorni ricorrevano i 40 anni dalle legge 194, si parlava molto di aborto, del diritto della donna di decidere del proprio corpo, in vista anche del momento storico che stava vivendo l’Irlanda. Il corpo della donna era oggetto di dibattito, come è sempre stato d’altronde.
Il saggio tratta in modo ironico, puntuale e pungente di come il corpo delle donne sia stato per molti secoli un misterioso oggetto accompagnato da superstizioni, descritto per metafore, purtroppo spesso privo di reali conoscenze, anche anatomiche.
Con “Corpi Impuri. Il tabù delle mestruazioni.” Marinella Manicardi propone un viaggio all’interno del femminino.
Trattando con delicatezza ed ironica leggerezza il fenomeno delle mestruazioni che, pur riguardando metà della popolazione mondiale, tutte le donne dai 13 ai 50 anni, risulta ancora ad oggi fra i più grandi tabù.

L’excursus proposto è un’accurata ricerca di documenti storici, storiografici, soprattutto iconografici. La simbologia, le illustrazioni sono un linguaggio sempre molto potente e diretto. Marinella Manicardi lo sa e lo usa. E questo le serve anche per far comprendere quanto, per lo stesso motivo, questo abbia influenzato la storia della donna nel tempo.
Fino a qualche anno fa ero una donna che viveva il proprio ciclo come fastidio, imbarazzo. Il ciclo rappresentava per me un impedimento “a fare” e quindi un ostacolo ad essere. “Quei giorni” li segnavo sul calendario e cercavo di organizzare viaggi o gite fuori porta in loro assenza perché erano compagne molto indesiderate. I cambiamenti di umore, la voragine nell’appetito, una minor sicurezza che portava con sé poca voglia di socialità mi facevano sentire estranea al mio corpo.
Oggi invece, che lo conosco in modo più maturo e consapevole, ho sviluppato molto rispetto per i miei ritmi e seguo i repentini cambi d’umore con dolcezza e una briciola di curiosità.

Con sguardo da critici d’arte osserviamo “L’origine du monde” di Courbet, ma siamo testimoni del tabù sull’epiteto mestruazioni. Ma da dove pensate che provengano?
“Quel sangue proviene da dove ha origine la vita. E lì, in quel punto, attorno al sesso femminile, si è scatenata una battaglia esilarante e tragica. Scienza e religione si sono affrontate nei secoli con dogmi strampalati e teorie scientifiche fantasiose. Il tabù esiste ancora oggi, così forte da influenzare leggi, discriminazioni, superstizioni, linguaggio. Così forte che le tre religioni monoteiste definiscono il corpo mestruato un ‘corpo impuro’”
spiega l’autrice.
Sono proprio le mestruazioni a segnare il ritmo della vita da quando esiste il genere umano. Non sono “cose da donna” perché anche gli uomini, si anche gli uomini, sono il frutto della medesima ciclicità.
Ho iniziato a capire realmente cosa volesse dire – e quanto potere avesse – la ciclicità quando mi è stato insegnato a respirare. Si certo tutti sappiamo respirare. Sbagliato! Lo sa bene chi inizia a praticare uno sport o chi inizia a praticare meditazione. Noi non respiriamo ma ci affanniamo. Molti respiri e brevi. Difficilmente facciamo in modo che l’ossigeno completi il suo percorso e tendiamo in sostanza ad avere il cosiddetto “fiato corto”. Ho scoperto che una buona respirazione, aiutata magari con la contrazione del perineo, è un ottimo metodo per alleviare i dolori mestruali e scaricare le tensioni. Meno respiri ma più profondi. La formula è facile: inspiro vuoto – contraggo il perineo – trattengo ed espiro – rilasso – inspiro vuoto e così via…

Quella parola come titolo di copertina non diverte, fa ribrezzo. Questo perché la parola “mestruazioni” è stata da sempre censurata anche linguisticamente. Sono state chiamate in tanti modi per non usare quel nome. Spesso ne sono stati creati alcuni addirittura più brutti dell’originale che, diciamocelo pure, già di per sé non ha proprio un bel suono.
Per secoli il ciclo mestruale femminile ha costituito la linea di confine fra mondo maschile e mondo femminile.
Complice la reticenza ad ammettere, da parte sia della scienza sia della religione, un’incapacità di capire quello che accadeva in modo ciclico alle donne.
“Religione e scienza non sono mai andate d’accordo, tranne su una cosa: la donna è un sottoprodotto. E infatti la donna è nata da una costola dell’uomo […] Mia madre non faceva la conserva in quei giorni, diceva che il pomodoro inacidiva; non si dedicava al giardinaggio o all’orto, diceva che le piante morivano.”
Quello che si sa adesso del nostro utero è stato scoperto appena 60 anni fa. Poco vero, ma sono comunque 60 anni! E allora forse è il momento di iniziare a parlarne.
Oggi, nella vita quotidiana e in viaggio, possiamo affrontare la nostra ciclicità in modo più ecologico e meno invasivo, per esempio utilizzando la coppetta. Possiamo fare ricerca per riscoprire antichi rimedi naturali fatti di erbe spontanee, infusi e decotti. L’Achillea pianta della regolazione ormonale o la Verbena con le sue proprietà antinfiammatorie che alleviano i dolori per esempio. Una piccola ricetta che mi è stata data prevede: 100 gr di fiori di calendula, 100 gr di achillea, 30 gr di camomilla, 30 gr di lavanda. La tisana deve essere presa da qualche giorno prima dall’inizio del ciclo fino alla fine.
Margherita Hack ha affermato “E meno male che Eva era una curiosa, se no noi si era ancora al tempo delle caverne”.
Ci sarebbe da assumere una sfida lanciata da Raveli in “Mestruazione: liberazione” apparso in Sinistrainrete, che a quanto sembra faccia un po’ di paura, ora che Greta Thunberg ci segnala un probabile brutto finale PER TUTTI, maschi, femmine, ecc…