Anche il ritorno da un viaggio è un momento estremamente delicato dal punto di vista emozionale. È il momento del bilancio, dell’analisi, della presa di coscienza e del confronto con amici e parenti.
Che voi facciate un viaggio in solitaria di un weekend o un tour di sei mesi per il Sud-Est Asiatico, già immaginate che dovrete fare i conti con il ritorno al vostro paesello, che vi sembrerà rimasto immutato e noioso o che avrà assunto nuove sfumature. È il vostro sguardo sul mondo che inevitabilmente sarà cambiato.
Dopo aver compiuto un’impresa di viaggio da sole, al ritorno potrete sperimentare una serie di sensazioni: io sono qui a dirvi che sono normali, che sono comuni, che sono affrontabili. Prendetevi il tempo, dopo un’esperienza così forte, di analizzarla, di capire come fare il prossimo passo nel cammino della vita, come programmare meglio il prossimo viaggio, come utilizzare al massimo tutto ciò che il viaggio vi ha insegnato.

A) Straniera a casa mia
Quante di noi, dopo un’esperienza lunga all’estero, sono tornate al paesino di provincia e si sono sentite fuori posto, aliene e alienate? È una sensazione che si sviluppa quando abbiamo aperto la nostra mente a nuovi luoghi, nuove persone, nuove culture, nuove tradizioni. Ci siamo messe in gioco lontano dalla comfort zone, abbiamo avuto il coraggio di fare un salto fuori e quello che abbiamo visto ci ha lasciate a bocca aperta. Come si fa a tornare alla propria realtà, a parlare con gli amici di sempre, se dentro di noi è in atto un processo di rivoluzione che si fatica a spiegare a parole?
Ho sperimentato personalmente diverse volte questo ritorno a casa strano e vi assicuro che entrare nella parte delle incomprese non è divertente. Sì, pochi capiranno sul serio ciò che avete vissuto, ma è davvero necessario che vi capiscano? Prendete il viaggio fatto come un grande regalo che vi siete fatte, consapevoli che le emozioni vissute e gli insegnamenti tratti sono assolutamente personali, interiorizzateli e non cercate di cambiare la mentalità di quelli che dalla comfort zone non vogliono uscirci! Puntare i piedi per terra e arrabbiarsi perché dopo 6 mesi in Africa, l’Occidente e gli occidentali vi fanno rabbia non ha senso. Piuttosto fate in modo di rendere produttivo nella vita reale e nella solita routine ciò che il viaggio vi ha insegnato. Ricordatevi, anche rimanendo a casa potrete stare in viaggio e in contatto con tante culture diverse. Nessuno vi vieta di cominciare un corso di lingua, di fare un corso di cucina orientale, di partecipare ad attività con i migranti sul territorio italiano, di scrivere sul viaggio stesso o di raccontarlo in incontri pubblici.
Poi arriverà il giorno…quel giorno: incontrerete un’altra viaggiatrice, che vi comprenderà al 100% perché ha vissuto ciò che avete vissuto voi, e vi sentirete più capite e meno sole. Tutto riacquisterà un senso nuovo. Ognuna è sulla sua strada, lasciate che altre persone camminino con voi, e chi non vuole e non capisce lasciatelo perdere. Non arrabbiatevi. Anche il paesino di provincia, filtrato dal vostro sguardo nuovo da cittadine del mondo, può acquistare una sfumatura bella e interessante.

B) Le soft skills: USALE!
Il viaggio in solitaria ti permette di sviluppare un sacco di nuove competenze, utilissime nel CV, nella vita di tutti i giorni, nelle relazioni con gli altri, nel lavoro. Gestione dello stress e degli imprevisti, consapevolezza emotiva, capacità di bastare a sé stessi e di gestire (fino ad apprezzare) la solitudine, flessibilità. Adattamento, pianificazione e organizzazione, apertura alla diversità, saper parlare e muoversi usando una lingua straniera e la comunicazione non verbale, empatia e intelligenza emotiva.
Avere il coraggio di fare delle scelte senza nessuno che ci appoggi o ci accompagni è estremamente importante. Andare dall’altra parte del mondo fidandosi solo di sé stesse e affidandosi alla propria persona richiede forza e sensibilità. Ciò che ne traiamo è ottimismo e fiducia in noi stesse, autostima più alta e quella magica consapevolezza che, comunque vadano, le cose alla fine si sistemano, prendono la piega giusta.
Quando siamo in viaggio da sole, inoltre, dobbiamo spesso fidarci degli altri, di sconosciuti. Riacquistiamo una nuova fede nelle persone perché capiamo attraverso l’esperienza personale che il mondo è pienissimo di persone buone e gentili. Si creano connessioni mondiali e inter-continentali che ampliano la nostra rete di contatti. Il mondo diventa un incrocio di storie, la nostra e tutte quelle delle persone che incontriamo, che ci fanno capire che tutto è possibile, che siamo diversi, e che esistono tantissimi tipi di cammini diversi.
Si moltiplicano le nostre opportunità. Tutto ciò non ci rende forse delle persone e delle lavoratrici migliori?

C) Gli altri
Quelli che prima di partire vi avevano detto che eravate pazze, che ve la stavate andando a cercare, che era pericoloso, che non sareste state abbastanza sveglie, avevano torto! Quando tornate, trovate il momento di raccontare loro la vostra esperienza di viaggio. Di quando sì, avete trovato degli ostacoli, ma li avete superati con abilità. Magari potete, piano piano, ispirare qualche altra donna a compiere la stessa impresa. E immaginate la soddisfazione nel vantarvi del vostro successo con quelli che non vi appoggiavano e non vi ritenevano in grado. Questi forse si ricrederanno, magari per i vostri viaggi futuri saranno i vostri fan numero uno, o continueranno diffidenti e rigidi nella loro comfort zone. Poco importa.
Io so solo che mia mamma, che aveva paurissima che mi succedesse qualcosa quando ho cominciato a viaggiare da sola. Ora proprio lei mi ha chiesto di aiutarla a organizzare i SUOI piccoli viaggetti in solitaria per l’Italia. Ora ha meno paura, si fida totalmente di me, sa che posso cavarmela, sa perché sperimentare questo tipo di libertà è il mio ossigeno, è la mia terapia.
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