
Catherine Banner è una scrittrice Inglese, originaria di Cambridge che due anni fa si è trasferita a Torino insieme al marito Italiano. Ci siamo conosciute l’anno scorso allo Spazio19, coworking in cui spesso ci siamo ritrovate a condividere lo stesso tavolo. Catherine non è (ancora!) una donna che viaggia da sola ma sono rimasta così incuriosita dalla sua storia che ho voluto intervistarla, per portare all’interno del nostro sito il punto di vista di una ragazza straniera che decide di emigrare dal suo paese di origine in Italia. Infatti, nel blog, abbiamo spesso raccontato storie inverse: donne italiane che emigrano all’estero. Catherine è una bravissima scrittrice che ha deciso di raccontare la Sicilia nel suo libro “The house at the edge of night“ tradotto in più di 20 lingue, da poco anche in italiano.
Ciao Catherine, di dove sei?
Sono Inglese, il mio paese di origine è Cambridge, a circa 40km a Nord di Londra ma ho vissuto alcuni anni nel Nord-Est dell’Inghilterra.
Quando hai deciso di venire a vivere in Italia e perché proprio a Torino?
È stato un percorso lungo. Non sono mai stata una grande viaggiatrice e ho sempre vissuto in Inghilterra, dove ho frequentato anche le scuole. Durante l’università ho poi conosciuto mio marito, Italiano di origine Bolognese, ed è proprio grazie ai viaggi fatti insieme per conoscere la sua famiglia che ho cominciato ad aprirmi all’idea di vivere all’estero. Il trasferimento a Torino è stato un caso perché ho seguito mio marito che nel frattempo aveva trovato lavoro in città. All’inizio non è stato facile, ma adesso mi sento come in famiglia e siamo entrambi felici di questa decisione.

Com’è stato il primo impatto con l’Italia e con la nostra cultura?
Della cultura italiana mi ha colpito soprattutto il modo di vivere delle delle persone e la loro accoglienza. La gente è molto più calda ed estroversa rispetto al popolo inglese che è invece più riservato. Un’altra cosa che mi ha colpito, che riguarda il paese in cui vive la famiglia di mio marito, è che in ogni locale in cui andiamo, che sia per prendere un caffè o per cenare, c’è sempre qualcuno che insiste per offrire. I vicini di casa ci offrono i prodotti del loro orto e noi ricambiamo quando possiamo. Questo scambio è bellissimo ma è qualcosa a cui non sono ancora abituata.
Cosa ti manca di più dell’Inghilterra?
Due cose: la prima è la vicinanza degli amici e della famiglia. Anche se torno a casa abbastanza spesso, mi manca poter vivere la quotidianità con loro, prendere un tè insieme o fare due chiacchiere ogni volta che ne sento il bisogno. La seconda è non poter partecipare agli eventi nazionali, come ad esempio le elezioni. Vedo tutti i miei amici che li vivono in prima persona e io invece dall’Italia vedo tutto dall’esterno. Dall’altra parte, questo vedere le cose da una certa distanza, è anche bello perché vivere all’estero ti aiuta a vedere il tuo paese sotto una luce diversa.

Parlaci del tuo libro “The house at the edge of night” (tradotto in Italiano in “La casa sull’Isola“), è ambientato in Sicilia ed è la storia di una famiglia, narrata attraverso gli eventi che hanno caratterizzato la storia Italiana dal 1875, anno di nascita del protagonista.
Era il 2008 e vivevo in un piccolo paese del Nord-Est dell’Inghilterra e insieme a mio marito era già da qualche anno che d’estate passavamo le vacanze in Sicilia. Ad un certo punto mi sono resa conto che nei paesi che visitavamo stavano avvenendo dei cambiamenti, forse dovuti alla crisi economica appena iniziata, che erano estremamente simili ai cambiamenti che vedevo nei piccoli paesi inglesi. Avevo questa idea di scrivere la storia di una famiglia e, facendo delle ricerche approfondite, mi sono resa conto di quanto alcuni momenti storici importanti avesse cambiato nel tempo la vita dei piccoli villaggi e delle persone che vi abitavano. Ho quindi raccontato la storia di una famiglia e di come questi eventi hanno influito su tutte le generazioni che vi hanno fatto parte.
Per scrivere il libro hai fatto molta ricerca?
Si, ho fatto molta ricerca su diverse piccole comunità e altre isole, come Malta e Cipro. Mi sono concentrata anche sulle storie che i nostri amici e la famiglia di mio marito ci hanno raccontato, sui loro ricordi e sui piccoli dettagli che hanno caratterizzato le loro vite durante gli anni. Dopo l’uscita del libro, ho ricevuto le lettera di una ragazza che mi raccontava che la nonna, di origini Calabresi, ricordava molto bene alcune situazioni descritte nella storia. Ricevere questa lettera mi ha fatto davvero molto piacere.
Ultima domanda, cos’hai trovato in Italia di cui non puoi più fare a meno?
Forse è un po’ strano ma, non posso più vivere senza i bar a ogni angolo della città, in cui posso prendere un caffè a tutte le ore del giorno! In Inghilterra non c’è il “bar“, ci sono i Pub, che sono molto belli e i cafè che però sono costosi. Quando torno a Cambridge ne sento addirittura la mancanza.
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