La Via degli Dei è un cammino che si snoda lungo l’Appennino tosco-emiliano per circa 130 km, il cui nome è diretto erede delle vette che si susseguono lungo la dorsale e che richiamano divinità pagane.
Il successo avuto negli ultimi anni ha portato molti benefici rispetto alla segnaletica, un tempo piuttosto carente. Ad oggi l’intero percorso risulta perfettamente indicato dai cartelli bianco-rossi CAI ed inoltre, una recente e parziale sostituzione ora indica, oltre alla direzione, anche il tempo medio necessario per raggiungerla.

Logisticamente questo cammino ha dei punti forti:
- pochi giorni necessari (dai 4 per i più sportivi ai 6 per chi, come me, ama fare le cose lentamente);
- prezzi accessibili per ogni tasca vista la varietà di strutture presenti;
- partenza ed arrivo da due città italiane fra le più affascinanti e raggiungibili facilmente da ovunque.
Scrivere come potersi organizzare sulla Via degli Dei, quando la mia è stata praticamente tutta improvvisata, non è semplice. Sicuramente il primo consiglio è quello di acquistare una guida, magari prima della mezz’ora precedente alla partenza come ho fatto io. Per la mia esperienza, e attraverso il confronto con altri camminatori, “Guida alla Via degli Dei – da Bologna a Firenze e ritorno” di Simone Frignani è al momento fra le migliori in circolazione. L’autore, che ormai da anni percorre la nostra penisola mappando percorsi, è talmente scrupoloso da suggerire alternative al sentiero maestro, che troverete comunque perfettamente segnalato. La guida presenta mappe dettagliate, indicazioni su dislivelli e altimetrie, approfondimenti storico-artistici e suggerimenti su pievi e siti archeologici, che però non saranno il punto forte del percorso, perché in gran parte abbandonate a se stesse e poco valorizzate. Inoltre contiene indicazioni sulla presenza o meno di fonti d’acqua, prezzi e posizione di alcune strutture presenti.

Il secondo consiglio riguarda la meticolosa valutazione delle tappe e dei km in base alle ore di luce, che dipenderanno naturalmente dalla stagione in cui deciderete di partire. Il valutare in modo errato il tempo effettivamente necessario per percorrere un certo numero di km in montagna è piuttosto comune. Camminare in Appennino ha tempistiche diverse dal camminare, per esempio, sul Cammino di Santiago de Compostela (quanto meno partendo da Sarria, come feci io qualche anno fa). Mettiamola così: gli ultimi 130 km di Santiago de Compostela potrebbero essere un buon allenamento per intraprendere i 130 km della Via degli Dei, e non il contrario.
Come in ogni viaggio, anche in montagna ci si può lasciare andare all’improvvisazione, ma non sulla sicurezza. Per cui credo che queste siano le basi dalle quali partire per potersi poi vivere questo cammino in totale libertà. Questa e, naturalmente, la piazza di partenza! Infatti la Via Degli Dei è percorribile in entrambi i sensi di marcia, ma davvero pochi sono coloro che decidono di partire da Firenze e arrivare a Bologna. Non conosco il motivo ma di certo l’emozione che si prova, una volta arrivati a Fiesole, nello scorgere in lontananza la Cupola di Brunelleschi è difficilmente comparabile ad altro, per cui mi sentirei di consigliarvi anch’io di partire da Bologna (anche se siete di Firenze!).
Naturalmente i consigli su un cammino variano molto in base alla stagione in cui lo si percorre.

La mia Via degli Dei è arrivata in pieno autunno e quindi ha significato:
- Trovare sentieri molto fangosi e, a tratti, di difficile percorrenza, con altissima probabilità di piogge e calo di temperature repentino nelle ore del tramonto;
- non avere problemi di perdita di liquidi sudando molto meno rispetto alle stagioni più calde, e dunque avere meno necessità di grandi scorte di acqua;
- trovare facilmente alloggio anche contattando le strutture poche ore prima dell’arrivo perché i sentieri sono poco affollati (per capirci il primo giorno ho percorso 27 km e non ho incontrato una sola anima fino all’arrivo al B&B)
Molti consigli sono uguali un po’ per tutti i cammini: partire con scarponcini da trekking. Per mancanza di organizzazione, io mi sono ostinata a riutilizzare le scarpe da tennis di Santiago, faticando molto più del dovuto nei tratti ripidi maggiormente scivolosi.
Partite con:
- “L’indispensabile trio”: cerotti per vesciche, ago e filo (tra l’altro qui il rischio di vesciche è alto, essendoci purtroppo diversi km su asfalto);
- due cambi di maglietta tecnica con proprietà termiche e traspiranti a collo alto;
- due paia di calzoni lunghi traspiranti e impermeabili;
- due maglie in pile, che vi serviranno soprattutto nei momenti di sosta per evitare di raffreddarvi;
- k-way per proteggervi sia dalla pioggia sia dal vento;
- biancheria e necessario per l’igiene mantenendo lo zaino leggero;
- infine, coprizaino impermeabile.
Non ho intenzione di dilungarmi a riguardo, sulla preparazione dello zaino potete trovare tantissimi articoli utili praticamente ovunque e vi accorgerete che ad ogni partenza la vostra tecnica si affinerà.
Una cosa molto importante sulla Via degli Dei riguarda invece le scorte di acqua e cibo, in particolare ad inizio cammino. Ho camminato con due borracce, per un totale di 2 litri, e sono sempre state sufficienti per raggiungere la tappa successiva, ma su questo vi consiglio di valutare in base alle vostre abitudini ed esigenze. Purtroppo sulla Via degli Dei l’acqua rappresenta il principale problema in quanto sono presenti pochissime fonti e, fra queste, molte sono secche. Quindi, a costo di portarvi un po’ di peso in più alla partenza, non siate avari di scorte.

Nei primi 40 km (fino a Monzuno) sono assenti sia fonti d’acqua sia punti ristoro/supermercati/bar. Non c’è niente. Partendo da Bologna, ingenuamente, non ho proprio pensato a questa possibilità (ripeto non è il Cammino di Santiago pieno di strutture e locali ovunque) e, dopo aver fatto un’abbondante colazione, sono partita senza prepararmi nemmeno un panino. Il primo giorno ho percorso 27 km senza incontrare NESSUNO, e quasi niente. La mia fortuna è stata che, soffrendo di pressione bassa, avevo una scorta di frutta secca per le emergenze. Mi sono così ritrovata a razionare 50 gr di mandorle per il pranzo e 50 gr per la cena.
Ma la cosa grandiosa della Via degli Dei è che, nonostante la riscoperta esponenziale degli ultimi anni, non sia ancora un cammino inflazionato.
Avere un’offerta limitata crea ancora la possibilità di fare appello alle proprie risorse. La meraviglia è che ci si senta felici non nonostante questo, ma “grazie a questo”. Ritrovarsi fra i castagni dell’Appennino permette di respirare l’anima della nostra montagna, dona la possibilità di camminare sul pilone portante del nostro paese, sulla sua struttura scheletrica.
Questa è la seconda parte dell’esperienza di Francesca sulla Via degli Dei. Qui trovate la prima parte del racconto.
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