
Azemmour è una città del Marocco ed è anche un posto strano.
Lo trovi attraente fin dal principio perché ha un potenziale inutilizzato che stimola la creatività.
Ha un mercato di curanderi e donne sedute in cerchio che fanno l’henné; ha un fiume che sfocia nel mare e un antico castello portoghese lasciato andare in malora.
Poi scopri che vicino al mare c’è una specie di piccolo santuario, la casa di Lalla Aicha el Bahria, viaggiatrice iraqena del 1400 trasferitasi nel villaggio per amore. La guida la presenta come protagonista di diverse opere pubbliche e promotrice dei diritti delle donne, poi leggo in un articolo online che morì appena arrivò qui.
In ogni modo è considerata una santa protettrice delle donne celibi e sterili e ogni giorno da ogni dove, vengono tante ragazze in cerca di marito. Qui è rimasta la sua casa dove quando entri, ovviamente in cambio di qualche dirham, le donne ti macchiano il palmo delle mani di henné e c’è un anziano veggente cieco. Quando esci, puoi esprimere il tuo desiderio e lasciare una traccia sui muri circostanti.
Nei dintorni, decine di piccoli ristoranti, musicisti e venditori di souvenir o rimedi naturali, che sembra di essere a Venezia.
Tornando in centro, Vicino al suq, invece, c’è la tomba in ricordo del marito di Aicha, Moulay Bouchaib Erradad. Entro assolutamente impreparata, col cuore ingenuo e curioso. Non è una moschea, ma tutti si tolgono le scarpe. Me le tolgo pure io.
Vedo un sacco di persone uscire di fretta trascinandosi dietro almeno tre bambini a testa, le facce un po’ stravolte. C’è una donna dentro questa costruzione quadrata che corre in cerchio e urla, urla contro i muri, sudata e paonazza, urla: “Il fuoco! Il fuoco!” Pare indiavolata. Anzi, è indiavolata.
Mi spiegano che ha il diavolo dentro, non è mica matta eh! Non è nemmeno una malattia fisica, è così. A volte succede che il diavolo ti prende. E allora vieni ad Azemmour, cammini intorno alla tomba di Bouchaib e poi svieni, inizi a urlare. Insomma, il diavolo inizia a uscire.
Mi siedo come tutti gli altri, ogni tanto passa qualcuno e bagna le mani degli altri con acqua di viola. La donna che urla mi fa una paura cane, ma la curiosità antropologica è più forte. Quando ha finito esce ed è perfettemente lucida.
Un uomo sviene, cade stecchito per terra a pochi passi da me. Una donna inizia a piangere e poi a dimentarsi per terra a pugni chiusi. Chiunque si occupa di chiunque a suon di acqua di viola e carezze. L’unica allucinata sono io. L’unica stranezza resto io e le mie 117 treccine. E nella mia testa: “Se per voi è normale tutto questo, come faccio ad essere strana io?”

Normale non vuol dire niente. I bambini qui sono abituati a scene che mi faranno fare gli incubi, ma non ad una bianca.
Penso alla nostra psicoterapia a 70 euro all’ora, al rituale della guerriera, al Tavor, alla taranta, a Lourdes. Penso che per millenni le religioni si son fatte le guerra cercando le differenze, quando sarebbe stato più interessante osservare le somiglianze. Questo non è Islam, è cultura. Ma il nonno che cammina in cerchio recita il Corano. Una donna passa e lascia una candela vicino alla tomba e io penso “Se passo l’esame, vado a San Luca a piedi“.
Un’altra bagna la testa di suo figlio, come se lo stesse battezzando. Nel mentre, la signora in giallo smette di dimenarsi e si siede, la mettono vicino a tre bambini, forse perché loro sono protetti dal diavolo. Più tardi, la vedrò camminare nel mercato come se niente fosse.
Questo è il motivo per cui ho scoperto che mi piace viaggiare, vedere cose apparentemente lontane e sentirne le similitudini.
Per me danzare, camminare a piedi nudi, fare il pane cos’è se non la ricerca della pace?
Mentre leggevo mi sono tornate in mente tutte le cose che hai scritto come un pasol parola per parola. Io sono cresciuto ad azemmour e le cose che hai scritto sono un pezzo di me. la prima volta che sono entrato al moulay bouchaib ero con mia nonna e ti posso assicura che non è stato bello ero piccolo credo che quella notte non ho dormito Ahahah. Grazie per aver visitato azemmour ❤
Chokran huja! Grazie ad Azzemour che mi ha regalato una esperienza indimenticabile… Barbara
questa è esattamente la descrizione di Azemmour la mia città natale, grazie per questo articolo
Grazie a te per averci scritto, ci fa piacere che l’articolo ti sia piaciuto. 🙂
Grazie a te per queste parole. Mi rendo orgogliosa come poche cose sapere di aver descritto, da viaggiatrice, con le parole che risuonano ad un locale, un posto. Chokran bzef, Barbara