
Teheran, Iran
Alessandra C. è una viaggiatrice e cooperante internazionale, blogger di Viaggio 922 e collaboratrice di Viaggio da sola perché. Seppur giovane, ha già una carriera di successo che annovera l’ONU e le Nazioni Unite tra le sue esperienze. Oggi ci racconta il suo percorso e come è arrivata fin qui.
Come nasce la tua passione per i viaggi?
Ho iniziato a viaggiare fin da bambina, grazie ai miei genitori ed è così che, quando ero molto piccola, ho conosciuto il Sud-Est asiatico, l’India e la Cina. Da quando ho memoria, amo viaggiare, soprattutto da sola. Mi è sempre piaciuto scoprire e dialogare con culture diverse dalla mia e imparare il più possibile da queste.
Hai viaggiato in lungo e in largo già durante l’università, ce lo racconti ?
Durante la laurea triennale sono stata per sei mesi in Nuova Zelanda per studiare all’università di Wellington. Sono stati mesi meravigliosi e ancora oggi porto la Nuova Zelanda nel cuore. Il giorno in cui sono arrivata a East Cape, il luogo più ad Est della Nuova Zelanda, e ho ammirato il tramonto sul mare davanti a me, in mezzo al nulla più assoluto, mi sono sentita felice e in pace, come mai prima.
Per la specialistica ho scelto un programma (un double degree) che fosse per metà in Italia, a Milano, e per metà in Francia, a Parigi. In questo periodo ho inoltre lavorato per quattro mesi a Ginevra e per quattro mesi a Lima, in Perù. Entrambe le esperienze sono state estremamente formative per capire cosa ne sarebbe stato della mia vita e della mia carriera. Inoltre ho portato a termine alcuni programmi brevi di studio in vari paesi, tra cui Cina, Sud Africa e Kosovo.

Tagatay, Filippine
E dopo la laurea?
Dopo la laurea ho lavorato per sei mesi in un ufficio distaccato del Segretariato Generale delle Nazioni Unite a Bruxelles e poi sono partita per Amman, in Giordania, dove ho lavorato per quattro mesi per l’Agenzia ONU che si occupa di rifugiati palestinesi (UNRWA).
In seguito, ho vinto un concorso della Commissione Europea per un tirocinio di sei mesi (il cosiddetto Blue Book Traineeship) nella delegazione europea in Laos. Vientiane è stata un’esperienza incredibile. Ero già follemente innamorata della regione, soprattutto per i miei ricordi d’infanzia e per la sensazione che l’Asia fosse già comunque un po’ casa, ma avere la possibilità di lavorarci e quindi di avere una routine vera e propria in Laos è stato incredibile. Alla fine del mio contratto sono rimasta ancora un po’ e ho approfittato per viaggiare per alcuni mesi in questa parte speciale di mondo e scoprirne gli incanti, dal Myanmar alle Filippine.
Dopo quest’anno straordinario ho deciso, per amore, di tornare in Europa e mi sono stabilita a Tolosa, dove lavoro per una fondazione da un anno e mezzo. Tuttavia sono in procinto di lasciare la Francia e ripartire: sono appena stata selezionata dalle Nazioni Unite e tornerò ad Amman a gennaio per lavorare con i rifugiati siriani, per un anno. Poi chissà… sono pronta, con grande entusiasmo, a tutto quello che la vita avrà in serbo per me!
C’è stata un’esperienza tra queste che ti ha segnata particolarmente?
Credo che l’esperienza che mi ha segnato di più tra queste sia stata quella in Laos. Lì ho aperto gli occhi su un mondo completamente diverso da quello a cui ero abituata. Ho imparato a fermarmi ad osservare la realtà che mi circonda, ma soprattutto ho imparato a guardarmi dentro.
In virtù di tutto questo, che cosa rappresentano i viaggi per te?
Per me viaggiare significa soprattutto entrare in punta di piedi in una realtà diversa dalla mia e di scrutare, senza fare troppo rumore, il modo di vivere di un’altra cultura.
Cerco di fare tesoro dell’esperienza e di imparare il più possibile, per poter tornare indietro un po’ diversa e, forse, un po’ migliore.
Come credi che i viaggiatori possano aiutare nella direzione di uno sviluppo sano del mondo globalizzato?
Purtroppo il turismo di massa sta aggredendo molti Paesi. Ripenso alla bellezza incontaminata di Ha Long Bay in Vietnam quando ero piccola, poi la vedo oggi, sporca e affollata, e mi sale una gran tristezza.
Non c’è molto che possiamo fare al riguardo. I costi si sono abbassati incredibilmente negli ultimi vent’anni e muoversi non è mai stato così facile, perciò il turismo di massa è un fenomeno che non possiamo arrestare: ne siamo tutti parte e tutti siamo causa del degrado a cui porta. Poi va anche considerato che il turismo spesso è una preziosa fonte di reddito per Paesi molto poveri, perciò non va stigmatizzato in assoluto.
Secondo me la cosa più importante, che suona banale ma è sacrosanta, è rispettare il luogo in cui andiamo, informarci in anticipo sulla cultura locale, i suoi usi e le sue tradizioni e convincerci che siamo ospiti in terra straniera.
Viaggio da sola perché sono in assoluto la mia migliore compagna di viaggio.

Elena

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